A proposito de "l'ossessione lirica della materia"...
ON AIR: I'm a cuckoo, Belle and Sebastian
Oggi è una giornata altamente culturale, nel senso che nel titolo del post cito il Manifesto tecnico della letteratura futurista, di Filippo Tommaso Marinetti, e citerò il suddetto anche nella frase conclusiva. E, in aggiunta, sto per declamare virtualmente una poesia *conicontrocazzi*, come si suol dire. Tanto per accrescere il vostro infimo sapere di almeno qualche punto, tanto per permettere a voi comuni quanto ignoranti mortali di attingere al sublime dello spirito poetico. Eh ehm...
Desolazione del povero poeta sentimentale
I
Perchè tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
Perchè tu mi dici: poeta?
II
Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici,
semplici così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei.
Oggi io penso a morire.
III
Io voglio morire, solamente, perchè sono stanco;
solamente perchè i grandi angioli
su le vetrate delle cattedrali
mi fanno tremare d'amore e di angoscia;
solamente perchè, io sono, oramai,
rassegnato come uno specchio,
come un povero specchio melanconico.
Vedi che io non sono un poeta:
sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.
IV
Oh, non maravigliarti della mia tristezza!
E non domandarmi;
io non saprei dirti che parole, così vane,
dio mio, così vane,
che mi verrebbe di piangere come se fossi per morire.
Le mie lagrime avrebbero l'aria
di sgranare un rosario di tristezza
davanti alla mia anima sette volte dolente,
ma io non sarei un poeta;
sarei, semplicemente un dolce e pensoso fanciullo
cui avvenisse di pregare, così, come canta e come dorme.
V
Io mi comunico del silenzio, cotidianamente, come di Gesù.
E i sacerdoti del silenzio sono i romori,
poi che senza di essi io non avrei cercato e trovato il dio.
VI
Questa notte ho dormito con le mani in croce.
Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo
dimenticato da tutti gli umani,
povera tenera preda del primo venuto;
e desiderai di essere venduto,
di essere battuto,
di essere costretto a digiunare
per potermi mettere a piangere tutto solo,
disperatamente triste,
in un angolo oscuro.
VII
Io amo la vita semplice delle cose.
Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco,
per ogni cosa che se ne andava!
Ma tu non mi comprendi e sorridi.
E pensi che io sia malato.
VIII
Oh, io sono, veramente malato!
E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per essere detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
Io non so, dio mio, che morire.
Amen.
Crepuscolarismo. Sergio Corazzini. Poesia o non poesia: comunque, bellezza. Malata, tragica, pura.
Mi dispiace perderlo. Lui è fottutamente importante, anche se mi piace pensare che non sia vero. E sento già che, tra poco, saremo lontanissimi. Anche fisicamente. Forse è per questo che ogni tanto lo rincorro, lo abbraccio e tento di fargli capire che - pur non essendo come sembrerebbe ovvio - c'è un legame fortissimo. No, non c'è stato mai nulla di lineare, a proposito di me.
Esser compresi, non è necessario.