31.8.06,9:39 PM
Inizio sempre dicendo: "non ne posso più", poi comincio col il mio monologo dimostrativo e alla fine sono uno straccio, in lacrime da un pezzo...
ON AIR: Break the night with colour, Richard Ashcroft
Parliamo di quell'istituto meraviglioso ch'è l'aperitivo, per favore. Dunque. Innanzitutto, ci tengo a precisare che non mi rassegnerò mai a chiamarlo *happy hour*, perchè - di per sè - questa denominazione mi è sempre stata sulle balle ma, da quando ne canta a pieni polmoni quel decerebrato di Ligabue C'hoDueCoglioniGrossiCosì, mi rifiuto categoricamente d'introdurla nel mio vocabolario. Prestigiosissimo, peraltro. Ad ogni modo, dicevamo dell'aperitivo. E' un rito incredibilmente piacevole, un momento di pura lussuria e tutto quanto. Il problema è che, qui in Calafrica, non ci si può concedere neanche un piacere innocente come l'aperitivo senza incorrere in una incazzatura di quelle colossali, che proprio ti viene voglia di fare lo sgambetto al cameriere e poi prenderlo a botte fino a farlo sanguinare persino dai bulbi piliferi. E sì, perchè oggi pomeriggio, sul tardi, mi era salita un'ansia, un'insofferenza insostenibile, e avevo deciso di uscire a fare una passeggiata distensiva, concludendo con aperitivo in piazza undici settembre [luogo a me risaputamente inviso ma Cosenza è un posto schifosamente piccolo e provinciale]. Preciso ch'ero mossa dall'entusiasmo febbrile delle decisioni istantanee, perciò era molto ma molto improbabile che qualcuno o qualcosa potesse placare il mio improvviso nonché temporaneo amore per la vita. Ma quell'orribile bar in pieno centro c'è riuscito, alla perfezione. Come? Semplice. Ho ordinato un Martini, precisando che volevo due olive. Dentro il Martini, no? Mi pare chiara, come richiesta. Mi è arrivato un Martini, con dentro due olive rinsecchite, senza ghiaccio. Al che mi sono girate le scatole e ho domandato, con gentilezza, al cameriere che ci aggiungesse del ghiaccio. Mi è tornato indietro con UN cubetto di ghiaccio, tra l'altro mezzo liquefatto. Ho lasciato correre, con un sospiro di rassegnazione. Dopo circa cinque minuti, il cameriere è tornato portando con sè delle mandorle salate [e l'ho apprezzato] e un piattino con su delle strane fritture dal colore non ben identificabile. Provandone una, ho potuto constatare ch'erano fredde. E molto più del mio Martini che - lo sanno anche i fermenti lattici - dev'essere ghiacciato. Allora, ho iniziato a bestemmiare e mugugnare insulti fra i denti, seduta al tavolino, sola, come una povera pazza. Ma non è mica finita qui. Il conto era di sette euro e sessanta centesimi. Cosa cazzo c'era, in quel Martini di merda? Oro, per caso? A quel punto, delusa e contrita, ho augurato all'intera piazza di spendere tutti i propri guadagni in medicine. Costosissime.
Ancora, Monaco:

[lo so, lo so: è un incanto].
E poi, Berlino:

[Bahnhof Zoo, chiunque conosca Christiane F. e Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino potrà emozionarsi come è successo a me].
E, infine, Norimberga:
[sì, lui è piuttosto depresso per via del suo minuscolo pisellino].
Uhm... e poi cosa? Ah, il matrimonio, che - ci tengo a sottolineare - non condivido a livello concettuale, diventa definitivamente insensato, senza comunione dei beni. Almeno, così la penso io. Ed è la verità, perchè IO SONO DIVINA.
E pensare che, a conti fatti, non ho una pretesa che sia una.
I don't wanna know your secrets.


 
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30.8.06,10:12 PM
Secondo Kerouac, la vita non è che un sogno già finito... e chissà che non sia vero, alla fin fine...
ON AIR: Il compleanno di Andrea, Afterhours
Ho necessità fisiologica di mettermi davanti al televisore, con pigiama e cappuccino [il pigiama è una costante, come anche le macchie di cappuccino sul pigiama di cui dicevasi], a drogarmi di almeno venti puntate di Sex and the city, una dietro l'altra. E poi vorrei ingozzarmi con l'ultima serie di Will & Grace, in una sola settimana, tanto da dirne basta e poter accettare serenamente il fatto che non ce ne sarà un'altra, nuova, in futuro. E poi? Di cos'altro necessito, al momento? Di un biberon [non v'è allusione sessuale, in questa mia ultima]. E di tanto taanto taaanto amore.
Che schifo. Ma dico.
"... Io non credo alla famiglia. La famiglia è una menzogna costruita da chi organizzò questo mondo per controllare meglio la gente, sfruttarne meglio l'obbedienza alle regole e alle leggende. Ci si ribella più facilmente quando si è soli, ci si rassegna più facilmente quando si vive con altri. La famiglia non è che il portavoce di un sistema che non può lasciarti disubbidire, e la sua santità non esiste. Esistono solo gruppi di uomini e donne e bambini costretti a portare lo stesso nome ed abitare sotto lo stesso tetto: detestandosi, odiandosi, spesso. Però il rimpianto esiste, e i legami esistono, radicati in noi come alberi che non cedono neanche all'uragano, inevitabili come la fame e la sete. Non te ne puoi mai liberare, anche se ci provi con tutta la tua volontà, la tua logica. Magari credi di averli dimenticati e un giorno riaffiorano, irrimediabilmente, spietati, per metterti la corda al collo più di qualsiasi boia. E strozzarti..."
Lettera a un bambino mai nato, Oriana Fallaci
Dovevo riprendere in mano questo libro, reinserirlo nel raggio dei miei panorami mentali. Assimilare, assimilare senza rimuovere. Ecco, qual è il punto.
Grazie, per queste chiacchierate pseudo culturali a singhiozzi. Ehi. Dico a te.
E adesso vado a procacciarmi un film, sperando di non passare in bianco pure stanotte.
Sopravviverai sopravviverai sopravviverai.
 
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29.8.06,3:32 PM
Cosa sono, se non uno schizzo maldestro sfuggito alla perfetta ignominia del nulla?
ON AIR: Ave Maria, Franz Schubert
Mai fidarsi di un innocente riposino pomeridiano.
Lei: Sai cosa penso?
Lui: No, in effetti no.
Lei: Che finirà, che dovrà finire.
Lui: Certo. Tutto ha una fine.
Lei: Già.
Lui: Beh, e allora?
Lei: Manderò a quel paese anche te, un giorno.
Lui: Ah sì?
Lei: Sarò sola, completamente sola. E forte.
Lui: Forte, dici?
Lei: Certo, perchè... diciamocelo.
Lui: Eh, diciamocelo.
Lei: Io, senza di te, posso pure continuare a vivere.
Lui: ...
Lei: Ma tu.
Lui: ...
Lei: Tu, senza di me, sei morto.
Lui: ...
Lei: E stavolta è per sempre.
Un delirio.
Nunc et in hora mortis.
 
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,9:43 AM
L'importanza di chiamarsi Giuda o del come non si fa che sottovalutarmi...
ON AIR: La sinfonia dei topi, Afterhours
Questo caffè ha un sapore strano, troppo amaro, per i miei gusti. Ma il punto non è - certo - questo. Il tema del giorno è, invece, l'esigenza improrogabile di avere sempre, più o meno a portata di mano, un piano B. Chiaramente, questo piano B non deve mai coincidere con il suicidio, altrimenti non si tratta di un vero piano B ma di un piano C, che - almeno per quel che mi riguarda - deve rimanere un'eventualità assolutamente remota e residuale.
Ora, il problema è che questo eroico e misterioso personaggio dalle fattezze gnomiche che, da qui in poi, denomineremo - per non ledere la sua privacy - Lilli, ha un'unica grande e solida consapevolezza esistenziale: non vuole nella maniera più assoluta vivere a Cosenza, nè tantomeno in questa casa, prolungando di almeno altri due anni un'agonia fin troppo ben conosciuta. Dunque, le soluzioni [le soluzioni ad un'ipotetica (ma mica tanto ipotetica) forzatura] sono due e le vado ad illustrare nei minimi dettagli:
  1. Lilli, la nostra simpaticissima eroina alcolista [e manco anonima], fa di tutto per convincere i due orchi mostruosi che, da qui in poi, denomineremo I Suoi Genitori [sempre per un fatto di privacy, logicamente], a permetterle comunque di vivere a Roma, scendendo a compromessi vari che possono andare dal giuramento solenne [col sangue] di serietà assoluta e studio caparbio, fino al trovarsi un lavoretto per dare una mano al sostentamento della me medesima;
  2. Lilli, la nostra piccola amica coraggiosa [cazzo, è la prima volta che vedo questo aggettivo così vicino al mio nome], saluta tutti con tanto affetto e se ne va', perchè non ha nessuna intenzione di subire forzature di questa natura, a vent'anni, e - sarà follia pura però... - non crede che una laurea valga tutto questo cazzutissimo penare. E poi altri due anni in questo ricettacolo di pazzi assassini e Lilli l'ha bell'e perso, il cervello.

No, non ponetemi domande pratico-concrete: non sono minimamente in grado di rispondere. E poi, devo andare a studiare.

Monaco:

.

Berlino:

.

Norimberga:

.

Bum.

Sì, stavolta sono proprio esplosa.

E non ho volontà di un percorso importante.



 
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26.8.06,10:31 PM
Un biglietto solo andata per l'Inferno, grazie: ho bisogno di stimoli, stimoli e aria buona...
ON AIR: Air, Johann Sebastian Bach [performed by Stravansky]
Sì. Tornai, al fine. Tornai.
Pensavo, non molte ore fa, che mi sarebbe più che terapeutica una fantastica gita nell'universo del non-pensiero: si tratta di un luogo mistico, praticamente incontaminato, in cui ci si può concedere il lusso di staccare la spina del buon senso in modo netto e determinante. Il che significa che si è categoricamente obbligati a depurarsi il cervello di ogni cazzutissima tragedia pseudo-psicologica, ogni riflessione meta-trascendentale, ogni senso di colpa barra panico, ogni stramaledettissimo arzigogolio psico-intellettuale. No, non sto sperimentando una nuova tecnica di scrittura: non mi limito a mettere insieme parole, sperando che appaiano sensate, ma cerco anche di ragionare. Anzi, è proprio contro questa mia radicatissima propensione mentale che tento disperatamente di ribellarmi, da un po'. Vorrei piattume logico, necrosi meditativa: vorrei zero attività cerebrale. Una sorta di lobotomia farmaceutica. Il mio regno, per una lobotomia!
Ad ogni modo, vorrei intavolare una discussione su un punto sul quale - ahimè - godo nello scervellarmi da qualche giorno a questa parte, e mi piacerebbe introdurre l'argomento citando una canzone, How Soon is Now, degli Smiths, a cui sono - peraltro - piuttosto legata:
"I am human, and I need to be loved".
Ebbene, l'essere umano necessita realmente di essere amato? Si tratta di una necessità concreta oppure di una semplice predilezione naturale? In realtà, le due cose sono fondamentalmente parti integranti di un unicum, per dirla alla latina? Non sarà che l'essere amati fornisce all'uomo un ottimo strumento di distrazione dalle miserie dell'essere umano? Non potrebbe trattarsi dell'ennesima beffa ai danni del genere umano? E poi, al di là di tutto, è davvero così necessario? O è solo consolante? Insomma, sostanzialmente tutte le domande si assomigliano ed io continuo ad arrovellarmi su argomenti decisamente opinabili. E' probabile che, se cominciassi a pensare a qualcosa di serio, le cose sarebbero molto più lineari: magari, mi converrebbe trovarmi un lavoro... o farmi una famiglia... o rubare tutto ai miei e scappare da qualche parte, a condurre una vita all'insegna del più dispendioso eremitaggio anti-ascetico. Ci penserò su.
Per quel che concerne il mio viaggetto appena terminato, posso solo dire ch'è stato estremo: tutto finisce coll'essere estremo, quando gravita attorno alla mia persona.
Opatija [Istria, Croazia]

è stata destabilizzante, nel senso di noiosa e snervante, e me ne ricorderò sempre come un circoscritto panorama terso contro cui gridare.
Invece, Monaco

è stata una specie di delirio romantico, tinto da lievi sfumature decadenti, in un perfetto equilibrio di armonia e distorsione.
E poi, Berlino


è stata, come sempre, un colpo al cuore, che fa centro in pieno e stende, piega, strazia: stordisce. Berlino è la modernità: il luogo in cui si può realmente pensare di capire, capire la storia e i secoli e gli orrori e la morte e la polvere.
Infine, Norimberga

è stata ed è una perla, una perla nera.
Verranno altre foto, comunque: non temete. E non siate frettolosi.
Per concludere, carrellata d'informazioni flash: sto per compiere vent'anni, i miei sono finalmente riusciti ad ammettere a se stessi che non sono più vergine, e da un pezzo, la gente muore con incredibile facilità [ed altra gente con sorprendente difficoltà], penso sia arrivato il momento di denunciare il mio fondoschiena al catasto, ho bisogno di nuove ossessioni intellettuali, ho scoperto Ingeborg Bachmann e i Cabaret Voltaire [sì, qualcuno lo avrà sicuramente fatto prima di me: sticazzi]. Che altro? Il training autogeno non funziona ma di questo, probabilmente, ne eravate già al corrente.
Ah, visitate questo sito. Anche se, di sicuro, capirete ben poco. Ma fatelo. Perlomeno, provate.
E ancora una cosa: avrete, di certo, sentito che Plutone non è un vero pianeta. Beh, sappiate che non lo è neanche la Terra. Eh, cari miei: è il secolo delle rivelazioni, questo.
A proposito, dio non esiste e - no, cazzo - non è mai esistito.

 
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9.8.06,4:12 PM
Per la serie: "Le mirabolanti scoperte della donna intelligente", il participio passato del verbo "soccombere" è "soccombuto"...
ON AIR: The final cut, Pink Floyd
C'è questo caffè buonissimo, che ho scoperto in un pomeriggio autunnale dell'anno scorso, un pomeriggio in cui mi sentivo particolarmente in vena di sperimentazioni di natura oppiacea. Ad ogni modo, la preparazione è molto ma molto semplice, però è necessario che siate forniti di una macchinetta per l'espresso, di quelle simil-bar: ecco, se ne avete una, avete il diritto di proseguire nella lettura e godere dei vantaggi concreti che potrà offrirvi; altrimenti, siete merda proletaria. Dunque, dovete fare il caffè, un normalissimo caffè espresso, piuttosto ristretto, poi aggiungere del latte [q.b.] e infine amalgamare il tutto con una scarica violenta di vapore bollente. Proveniente dalla macchinetta di cui sopra, ovviamente. Sì, potete aggiungere anche della polverina cioccolatosa. Sì, potrebbe trattarsi di un banalissimo veneziano. Sì, andate a fare in culo.
In questo momento, ci sono due cose che dovrei fare, una per dovere e l'altra per necessità [una faccenda simile agli imperativi categorici e morali di memoria kantiana, che peste lo colga post-mortem!]: studiare e fumare una sigaretta. Purtroppo, avrò modo di adempiere al mio dovere ma non potrò godere. Perchè qui è l'inferno.
Cos'altro? Detesto gli esseri umani, con costanza. E questa è la mia unica dimostrazione di coerenza personale. Mi auguro sia sufficiente perchè l'inferno reclami il mio nome, un giorno.
Scaricherò Zabriskie Point. No, non nel cesso. Sul mio pc.
I never had the nerve to make the final cut.
 
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8.8.06,11:10 PM
Manifesto esile della pubblicità occulta che non duole...
ON AIR: La cura, Franco Battiato
Lei è io. Stasera più che mai.
Ti salverò da ogni malinconia.
 
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,10:01 AM
Non sono affatto sicura che il coma farmaceutico possa essere elencato fra le varie tipologie di hobby...
ON AIR: Be yourself, Audioslave
La giornata è cominciata male. Perchè avrei voluto svegliarmi alle otto, massimo alle otto e mezza, e invece mi sono alzata dal letto alle nove, peraltro praticando una tale violenza contro me stessa che - è probabile - a breve sporgerà denuncia contro la sottoscritta. Il che potrebbe andare ad incidere sulla mia già di per sè non brillante situazione esistenziale [o confusione esistenziale, che tanto fa lo stesso]. Come se non bastasse, poi, ho scoperto che il brufolo sotto il mento, al quale sono, ormai, davvero molto affezionata, mi ha avanzato domanda ufficiale per la sottoscrizione di una carta dei diritti. Tutta a favore suo, chiaramente. Il che mi ha gettato nello sconforto. Ma la ciliegina sulla torta non si è fatta aspettare: in realtà, avrei dovuto rendermene conto già ieri sera, ma - non so per via di quale insolita forma di auto conservazione - non l'avevo notato. Insomma, per farla breve: al momento, la mia scrivania è invasa [oltre che da manuale di diritto privato, Codice Civile e vocabolario] da una sfilza di medicinali piuttosto imbarazzante, che andrò ad elencare in ordine di assunzione, nell'arco della mia giornata: Eutirox, Ferrograd, Aulin, Voltaren in pasticche [nel caso, probabilissimo, in cui l'Aulin non sortisca il minimo effetto], Sporanox [sì, qualche problemino vaginale capita anche nelle migliori famiglie...]. Inutile dire che mi sono sentita e mi sento tutt'ora una sorta di catorcio ambulante. Con cognizione di causa.
Adesso vado in balcone a fumare una sigaretta. Mi serve l'ispirazione. Ma, più che altro, devo approfittare della casa meravigliosamente vuota. Avere vent'anni, direbbe Massimo Coppola.
Eccomi. No, pensavo che provo incalcolabile nostalgia [cos'è, un ossimoro? forse un'espressione impropria?] per la mia cucina romana, in cui posso sedere e sfumacchiare in piena tranquillità d'animo, magari dialogando con la mia donna preferita. La stessa donna preferita che, al momento, è in viaggio per quel di Alghero e per cui provo incalcolabile nostalgia. Come per la cucina. Cosa che, in effetti, potrebbe non essere molto carina da dire. Il fatto che io riesca a provare gli stessi sentimenti per una persona e per un ambiente domestico. Ma, alla fine, che importa?
Comunque, il punto è che l'ispirazione non è sopravvenuta [come avrete avuto modo di constatare] ed è per questo motivo che vi metterò a parte della mia lista della spesa, dal momento che non ho veramente nulla di meglio da scrivere. Dunque:

1. salviette struccanti;
2. rasoi venus [quelli che vi farebbero sentire una dea, ma solo nel caso in cui lo foste già indipendentemente dal loro utilizzo, per intenderci];
3. schiuma depilatoria, sempre venus [è un fatto di coerenza, più che altro, ma andrebbe bene anche una qualsiasi schiuma da barba, ad esempio la sua];
4. burro cacao;
5. penna a gel [a dimostrazione di quanto io sia pretenziosa e borghese, io detesto le biro].
Rileggendo cotanta lista, mi pare di aver manifestato una rappresentazione della sottoscritta alquanto insoddisfacente. Colpa della retorica femminile che, alle volte, emerge tra strati e strati di reiettitudine [reiettitudine?] psicosomatica. Perciò, nel tentativo di riscattare la mia dignitosissima persona, terrei a precisare che ieri ho acquistato una Moleskine, l'agenda che fa di me un'inequivocabile poetessa di morte. Spero che il tentativo non sia miseramente fallito. O, forse, se fossi realmente una poetessa di morte, non dovrei stare qui a preoccuparmene.
Adesso devo mettermi al lavoro. A studiare, cioè. Il che priva la mia giornata della benchè minima possibilità di risollevarsi. Amen.
Someone finds salvation in everyone.
 
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6.8.06,6:00 PM
E' sempre drammaticamente necessaria, la visione di qualcuno che piange...
ON AIR: Where is my mind? [Pixies], performed by Placebo
Fondamentalmente, l'idea di sguazzare nell'universo solitario barra melenso barra stucchevole degli esseri umani perennemente lacrimevoli mi risulta molto poco entusiasmante. Il problema è che, quando s'inaugurano periodi di imponderabile stress mentale e moccoloni poco gradevoli alla vista, è davvero difficile uscirne prima di sprofondare a tempo indeterminato in quella strana sostanza appiccicosa, letale per i diabetici. Non so bene come farmi intendere... probabilmente basterebbe mettervi al corrente delle mie recenti maratone cinefile [e non cinofile, ci tengo a precisare], tutte tristemente destinate a concludersi con lacrime, singhiozzi e labbra tremolanti: uno spettacolo insopportabile, per non dire p i e t o s o . Ma il punto è che sono capace di restare seduta all'indiana, immobile, per ore [sfidando le mie proverbiali doti da ginnasta veterana], con lo sguardo concentrato davanti al monitor, a seguire proiezioni su proiezioni, anche nottetempo, con la consapevolezza aprioristica che - comunque vada - mi scioglierò in pianti apocalittici nonchè auto devastanti. Si aggiunga che, logicamente, le emicranie più insostenibili sono le conseguenze dirette di queste sedute quotidiane all'insegna dell'auto compatimento, il che m'induce ad imbottirmi di Moment, Aulin e qualsiasi altro farmaco abbia una confezione perlomeno invitante, il cui colore la mia mente tenda ad associare ad un paradisiaco anti-dolorifico figlio del caso. Sì, è un mondo meraviglioso, il mio.
Ad ogni modo, le seguenti copertine appartengono ai quattro libri temporaneamente eletti a simbolo di questa mia esaltante estate duemilasei:


e non vogliatemene ma non c'è nulla da obiettare, su nessuno di questi capolavori. Tra cui, peraltro, ho letto solo il primo, in ordine di apparizione, ma inutile precisare che ho piena fiducia nel mio naturale nonchè prodigioso intuito letterario.

Quanto al resto, me ne tiro fuori. Non importa specificare da cosa. Quel che conta è che io, oggi, sei agosto duemilasei, decido di tirarmene fuori definitivamente. Voi e le vostre ridicole nevrosi medioborghesi. Svevo vi fa un baffo, davvero. Punto e a capo.
Se davvero non puoi morire perchè tanto non esisti, allora non puoi pretendere che ti si ami: non è possibile amare una cosa che non si da' importanza.
E' così. Perdita continua di fondamento ontologico. E' l'era del tutto o niente, quella in cui puoi decidere chi essere e, soprattutto, se essere.
Sapevo di non dover rivedere quel film. E' che, proprio quando dovrei, tendo a non prendermi sul serio.
Your head will collapse.




 
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4.8.06,9:31 AM
Sì, è per via dell'eterna regola del "vissero tutti infelici e scontenti": se la principessa dimagrisce, il principe muore di peste bubbonica...
ON AIR: Fiori rosa fiori di pesco, Lucio Battisti
Le donne che passano la giornata a vagare per casa, senza trucco, con pinza in stile very very lavandaianapoletana, con indosso magliette di Batman e pantaloncini orlati da macchioline di uniposca decennali, con la bocca sempre piena di pesca barra boccone di semi freddo avanzato, tutte intente a difendere se stesse dagli sguardi molto poco galanti di un fantastico nugolo di operaigiustamentepuzzonimaingiustamenterumorosi con un misto di aria sprezzante e dono dell'invisibilità... ecco, questo genere di donne è il mio preferito.
Poi, oggi, mi tocca iniziare la disciplina dei contratti ed è uno strazio, la sola idea di dovermi mettere seduta davanti a quel libro odioso ed inconcludente. E non c'è mai nessuno che mi dica: "stai studiando tanto, brava, riposati un po", no... stanno tutti, e dico tutti, sempre lì a caricarmi come se fossi una specie di Rocky dell'intelletto. Perdio.
Ho una sete bestiale, ma veramente. Avrei voglia di una Coca-cola ghiacciata. Il punto è che dovrei andare a comprarla, il che implicherebbe dovermi rendere pubblicamente proponibile e dover uscire per strada, CON QUESTA CANICOLA. No, non è fattibile.

I tuoi occhi. Sono diventati ancora più grandi.

Ma non mi dire.

Ho passato qualcosa come tre anni a cercare di capire chi fosse e cosa volesse da me. Poi, semplicemente, mi sono accorta ch'era molto più banale di quanto pensassi: non voleva altro che scopamento regolare, travestito da affinità elettive di dubbia natura. E tante - troppe - parole inutili. Come se, dopo un esponenzialmente romantico nonchè sfiancante lavoro orale, si potesse davvero rimanere svegli a parlare di "quello ch'è successo".
Forse è vero che le donne preferiscono chi si alza dal letto senza dire una parola, ma manco un monosillabo, ma nemmeno una lettera dell'alfabeto a caso. Forse, per me, è così sul serio.
Tutt'al più, se le cose dovessero mettersi definitivamente male, mi deciderò a rifarmi con uno di questi operai. Il più fascinoso, ovviamente. Che poi sarebbe quello coi baffi caprini, la panza ergonomica, l'ascella pezzatissima e l'occhio spermatozoico. Mm... sexy.
Dimmi ch'è vero.
 
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1.8.06,3:10 PM
Gesù era cinese, di cognome faceva Hong e tuttora non riesce a spiegarsi chi abbia cacciato fuori la storia del Cristo...
ON AIR: Amor mio, Mina
Alle volte, mi sento una specie di moderna Mary Poppins. E non per l'assonanza del suo cognome con le mie forme anatomiche, a cui richiedo il mensile d'affitto, no. Il motivo è legato, invece, alla mia periodica esigenza di preparare i bagagli ed emigrare verso lidi blogghiacei sempre nuovi e diversi. Ecco, questo è uno di quei periodi in cui l'urgenza di cambiare si fa impellente. Sto cercando di resistere, ma non so quanto potrà durare.
Ad ogni modo, la mia nuova mini frangetta ha un che d'inquietante... Anzi, inquietante non è il termine adeguato: direi, piuttosto, pazzoide.
Il problema è che, forse, non bisognerebbe farcirsi la testa di minimalismo: si corre sempre il rischio di sottovalutare alcuni aspetti della vita, alcuni momenti, finendo necessariamente coll'umiliare se stessi. Io lo faccio sempre. Io mi riempio occhi e bocca con l'aria superficial-indifferente di chi ha già visto barra sentito tutto e poi, puntualmente, scopro che non ho fatto altro che fingere, darmi pochissima importanza ed annullare la mia dignità. Affrontate le tappe fondamentali di un'esistenza ch'è la propria - e non una qualsiasi - con l'atteggiamento mentale di chi deve liberarsi di quegli ultimi tre o quattro fardelli è una filosofia di vita che mi ha portata alle soglie dei vent'anni con un unico passatempo prediletto: parare merda, da ogni dove.
Io non lo so, come funzionano le cose, ma sento ch'è tutto sbagliato. Dall'inizio alla fine.
Peste vi colga!
Stretto al mio seno freddo non avrai.
 
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