6.8.06,6:00 PM
E' sempre drammaticamente necessaria, la visione di qualcuno che piange...
ON AIR: Where is my mind? [Pixies], performed by Placebo
Fondamentalmente, l'idea di sguazzare nell'universo solitario barra melenso barra stucchevole degli esseri umani perennemente lacrimevoli mi risulta molto poco entusiasmante. Il problema è che, quando s'inaugurano periodi di imponderabile stress mentale e moccoloni poco gradevoli alla vista, è davvero difficile uscirne prima di sprofondare a tempo indeterminato in quella strana sostanza appiccicosa, letale per i diabetici. Non so bene come farmi intendere... probabilmente basterebbe mettervi al corrente delle mie recenti maratone cinefile [e non cinofile, ci tengo a precisare], tutte tristemente destinate a concludersi con lacrime, singhiozzi e labbra tremolanti: uno spettacolo insopportabile, per non dire p i e t o s o . Ma il punto è che sono capace di restare seduta all'indiana, immobile, per ore [sfidando le mie proverbiali doti da ginnasta veterana], con lo sguardo concentrato davanti al monitor, a seguire proiezioni su proiezioni, anche nottetempo, con la consapevolezza aprioristica che - comunque vada - mi scioglierò in pianti apocalittici nonchè auto devastanti. Si aggiunga che, logicamente, le emicranie più insostenibili sono le conseguenze dirette di queste sedute quotidiane all'insegna dell'auto compatimento, il che m'induce ad imbottirmi di Moment, Aulin e qualsiasi altro farmaco abbia una confezione perlomeno invitante, il cui colore la mia mente tenda ad associare ad un paradisiaco anti-dolorifico figlio del caso. Sì, è un mondo meraviglioso, il mio.
Ad ogni modo, le seguenti copertine appartengono ai quattro libri temporaneamente eletti a simbolo di questa mia esaltante estate duemilasei:


e non vogliatemene ma non c'è nulla da obiettare, su nessuno di questi capolavori. Tra cui, peraltro, ho letto solo il primo, in ordine di apparizione, ma inutile precisare che ho piena fiducia nel mio naturale nonchè prodigioso intuito letterario.

Quanto al resto, me ne tiro fuori. Non importa specificare da cosa. Quel che conta è che io, oggi, sei agosto duemilasei, decido di tirarmene fuori definitivamente. Voi e le vostre ridicole nevrosi medioborghesi. Svevo vi fa un baffo, davvero. Punto e a capo.
Se davvero non puoi morire perchè tanto non esisti, allora non puoi pretendere che ti si ami: non è possibile amare una cosa che non si da' importanza.
E' così. Perdita continua di fondamento ontologico. E' l'era del tutto o niente, quella in cui puoi decidere chi essere e, soprattutto, se essere.
Sapevo di non dover rivedere quel film. E' che, proprio quando dovrei, tendo a non prendermi sul serio.
Your head will collapse.




 
Tutto sommariamente presunto da Ofelia ,
con


2 Comments:


  • At 7.8.06, Anonymous Anonym

    Mio nonno diceva sempre: "Meglio perdere il fondamento ontologico che il fondamento ontico, figliolo".

     
  • At 7.8.06, Anonymous Anonym

    ohche stile scicchettoso questo template..
    beh..si..lo ammetto..mi piace..
    Comunque, a proposito di quanto hai scritto, mio nonno diceva sempre che ci sono tonni così teneri che si tagliano con grissini e grissini così teneri che si tagliano con tonni. Ma a questa non c'ho mai creduto.

    wd?