28.11.06,7:33 PM
Penso di essere l'unica persona rimasta sulla faccia della Terra che ancora trova un certo gusto sottile nello spedire una lettera...
ON AIR: Sorry seems to be the hardest word, Elton John [performed by Mary J. Blige]
LA SFINGE: Inutile chiudere gli occhi e voltare la testa. Non è nè con il canto nè con lo sguardo che io opero. Ma, più abile di un cieco, più rapida della rete dei gladiatori, più sottile della folgore, più rigida d'un cocchiere, più pesante di una vacca, più savia di uno scolaro che suda sui numeri, più attrezzata, più munita di vele, e di ancore, più equilibrata di un vascello, più incorruttibile di un giudice, più vorace degli insetti, più sanguinaria degli uccelli, più notturna dell'uovo, più ingegnosa dei carnefici d'Asia, più volpina che il cuore, più lesta di una mano che bara, più fatale degli astri, più accorta del serpente che umetta la preda di saliva; io secreziono, cavo fuori da me stessa, allento , dipano, srotolo e arrotolo in tal modo che mi basterà volere quei nodi per farli, e pensarci per tenderli o stenderli; così sottile che ti sfugge, così duttile che penserai di essere vittima di qualche veleno, così tagliente che una sbadataggine da parte mia ti amputerebbe, così teso che un archetto caverebbe fuori tra noi un gemito celestiale; tortile come il mare, la colonna, la rosa, muscoloso come la piovra, macchinoso come gli scenari del sogno, soprattutto invisibile, invisibile e maestoso come la circolazione del sangue delle statue, un filo che ti allaccia con le volute dei folli arabeschi del miele che cade su altro miele.
EDIPO: Lasciatemi!
LA SFINGE: E io parlo, lavoro, dipano, srotolo, calcolo, medito, intreccio, vaglio, sferruzzo, intesso, incrocio, passo, ripasso, annodo, disnodoe riannodo, trattenendo i più piccoli nodi che dovrò poi scioglierti sotto pena di morte: e serro e disserro, m'inganno, ritorno sui miei passi, esito, correggo, ingarbuglio, disingarbuglio, slaccio, riallaccio, riparto; e incastro, agglutino, avvinco, tiro, intralcio, accumulo, fino a che tu ti senta dalla punta dei piedi alla radice dei capelli, vestito di tutte le spire d'un solo rettile, il minimo respiro del quale tronchi il tuo e ti renda simile al braccio inerte sul quale si sia addormentato un dormiente.
da La macchina infernale, Jean Cocteau
Sono stata a San Pietro, oggi. Si potrebbero sfamare una decina di paesi africani, con tutto quello che bisogna spendere per visitare cupole, tombe e musei vaticani. E, ciononostante, il colonnato del Bernini lascia incantati [perplessi, amareggiati, incazzati ma anche incantati, se si riesce a fare opera d'astrazione mentale].
What have I got to do to make you care.
 
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27.11.06,8:37 PM
Mi piovono rane, addosso, e piovono dal cielo e seguono tutte la traiettoria mentale che ho tracciato fino a me...
ON AIR: Sorry seems to be the hardest world, Elton John
Berlusconi ha avuto un malore. Povera stella.
Il guaio è che io non ho la minima voglia di mettermi a tavolino, a ragionare, a risolvere i problemi: ho voglia di pensare a me, a me e basta. Perchè - detto in tutta franchezza - sono decisamente stanca di una popolazione femminile che abbisogna di un tormento [o pseudo tale] sentimentale [o pseudo tale (e qui finisce la serie di parole in "tale", fortunatamente)] per riempire e ricolmare una mente e/o una vita - a questo punto, evidentemente - vuote, entrambe. La verità è che noi donne saremo sempre guardate - con occhio compatetico - come delle più o meno incantevoli principessine nostalgiche dallo sguardo perduto nell'attesa di un cavaliere [inesistente, dando ragione ad un Calvino - in questo caso - inconsapevole], perchè fondamentalmente ci piace dare un'immagine di noi che sia sempre offuscata da un velo di malessere sentimentale o quel ch'è. Ma la tragedia autentica è che molto - ma molto - spesso noi non amiamo affatto, anzi: siamo soltanto molto prese dall'idea di poterne - teoricamente, eh - soffrire che ci arrendiamo, lascive e languide, alla presunzione di poter adorare il primo [o il secondo o il terzo o il quarto, nella peggiore delle ipotesi] venuto, al quale siamo più che disposte a svendere il nostro cuoricino palpitante di amore confuso, acquoso e pluridirezionale. Eccola, la verità. A questo punto, a mio modesto parere, una donna dovrebbe ammettere di essere totalmente vuota e quindi confessare la sua innata necessità di riempire tale vuoto con qualcosa di minimamente saporito, come un - qualsiasi - amore infelice. Oppure [ma questa è un'ipotesi decisamente improbabile, per il genere femminile] alzarsi le maniche sui gomiti e prepararsi psicologicamente ad ammettere una certa tristezza - magari del tutto insensata ma persistente - che non ha nulla a che vedere con un uomo e che necessita di un analisi accurata, ma a prescindere da qualsiasi pisello tenda a frequentare le zone limitrofe. E qui concludo la mia dissertazione - direi - maschilista.
Tutto questo per dire che, ciononostante, capita anche di innamorarsi. Ma non d'innamorarsi, così, banalmente: capita di amare, anche incondizionatamente, di un amore costante, a volte altalentante, ma persistente e rassicurante. A volte, ferisce, sì. E il sangue che gocciola è rosso ma rosso al punto che la macchia sulla pelle non si lava mai via. Eppure capita di amare, comunque, ancora.
What do I do when lightining strikes me
and I wake to find that you're not there.
 
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24.11.06,7:50 PM
Il senso della vita o del come sia possibile che la solitudine di un parco, di mattina presto, lascia in bocca il sapore del pianto...
ON AIR: Bianca, Afterhours
Se si potesse vivere di soli silenzi, sarebbe tutto molto più semplice. Io voglio tacere. Ma, soprattutto, voglio che tu taccia.


Revolver
[Baustelle]
Dico solo poche frasi
prendo solo forti dosi
vivo
male questa porca vita
sono nella malavita
spreco
piango
il mio cuore l'ho lasciato
morto, marcio, violentato
vivo
quando tutto dorme esco
faccio sesso col revolver
sparo
giuro
E non ho più niente
non piango più
non voglio più
altro che freddo
dimentica
e scordami
E l'amore l'ho lasciato
morto, marcio, disperato
nero
ero o coca
fa lo stesso
faccio sesso col revolver
sparo
giuro
E non ho più niente
non piango più
non voglio più
altro che freddo
dimentica
e scordami
E non ho più niente
non piango più
ti dedico
la mia vendetta
e un buco di proiettile


Tutto qui.
Se c'è una cosa che è immorale è la banalità.
 
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23.11.06,8:19 PM
Silenzio pornografico o del perchè nemmeno i bagni caldi mi aiutano a calmarmi...
ON AIR: Harrowdown Hill, Thom Yorke

Imparare a barare
e sembrare più vero.




Io non voglio più comandare il massacro contro me stessa. Non voglio più morire di delusione. Non voglio più piangere in silenzio. Non voglio più bloccarmi in mezzo alla strada col cuore che si blocca e si rifiuta di farmi vivere. La verità è che sono stanca. E sto perdendo tutta l'ironia.
Did I fall or was I pushed? And where's the blood?
 
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20.11.06,8:46 PM
Secondo qualcuno [Murakami Haruki, per esempio], la comprensione non è che un grande gigantesco insieme di fraintendimenti...
ON AIR: Strategie, Afterhours
MI PERDONI, SIGNORA, MA QUANDO UNO E' COLPITO DA UNA PISTOLA, SANGUINA.
da Mucchio selvaggio, Sam Peckinpah
Alla mia bestia prediletta [e non ti linko tanto per non scadere nello squallore],
ti annienterei. Con un colpo secco - che sia uno sparo, una pugnalata, un avvelenamento crudele - io ti annienterei, senza rimorsi.
La verità sta in un punto sospeso, in mezzo al tuo sguardo pseudo furbo che s'agghinda di una sensibilità che - evidentemente - non hai: simulami un teatrino di false comparse, falsi sentimenti, falsi cedimenti, così saprò ricompensarti con lo sbadiglio annoiato dei miei arti assuefatti al tuo noi insipido e squilibrato. Io non voglio altro che rispetto, rispetto per questi occhi che ti possono scavare dentro - per quanto tu non voglia o non possa [la cosa non mi riguarda, non m'importa] ammetterlo: tu sei il buco ricucito, in fondo ad un'anima che non sapevo di possedere, che continua a prudere il suo desiderio smodato di riaprirsi, rigettare filamenti anneriti di un te che non sono più in grado di sostenere. Tu m'abbatti qualsiasi vitalità, mi martelli in testa fino a sotterrarmi, mi strazi da dentro con una lentezza languida che mi nausea al solo pensiero di quanto pendo dalle tue labbra. Al solo pensiero di quanto impegno e quanto stramaledetto amore [o come cazzo vuoi chiamarlo] io riesca ad accumulare, dentro di me, al solo scopo di prodigarmi per chiudermi gli occhi e tapparmi le orecchie e non vedere quanto male potresti farmi, solo alzando un dito. E non è giusto, non è giusto per niente.
Guardami. Guarda quanto male mi fa, sentirti dire che sono nient'altro che una buffa e pallida delusione.
E tu non sei niente, niente, se non il dolore feroce che mi rode le ossa mentre sprofondi accanto a me, in quel sonno violento che usi dormire, ed io mordo il cuscino e piango il silenzio e non conosco il modo per farti ascoltare la me soffocata.
Esistono frammenti di me di cui non è giusto tenerti all'oscuro e non è giusto per me.
Perchè ho il diritto d'incazzarmi e ho il diritto di piangere e ho il diritto di rinfacciarti quello che non va bene per me e ho il diritto di meritare un po' di tenerezza e ho il diritto di sentirmi importante e rispettata. Soprattutto da chi sostiene di tenere a me come a nessuno al mondo.
E porco iddio, io lo so.
Ofelia non starnazza. Ofelia non è intellettualmente inconcludente. Ofelia non si finge sprovveduta solo per elemosinare tenerezza. Ofelia non sbatte le ciglia. Ofelia non ha bisogno di dimostrarsi in un modo piuttosto che in un altro. Ofelia non mette vincoli a se stessa solo perchè è in presenza di un uomo. Ofelia non biascica paroline idiote per sentirsi rispondere col piglio virile. Ofelia non deve simulare nulla, semplicemente perchè Ofelia non è una donna da niente.
E non me ne frega un cazzo.
Ofelia bestemmia e si tormenta i capelli e si mangia le unghie e guarda dall'alto in basso ed è in qualsiasi modo le vada di essere. Ofelia non ha certo bisogno del tuo pisello - sai - per sentirsi magnifica.
Perciò - lasciatelo dire - non ci sarà mai nessun'altro che possa trovare adorabili certi tuoi silenzi e non esisterà mai nessuno al mondo che possa intenerirsi di fronte al modo in cui riesci ad essere goffo, con le mani composte.
Non è facile, per me. Niente è mai stato facile, per me. E tu non mi hai mai chiesto scusa, mai, per nulla.
E' tutto così triste, così triste e grigio.
Ma non sanguinerò per sempre, perchè - prima o poi - il mio sangue finirà.
Sarai tu a piangere. E, nemmeno allora, mi sentirò felice.


senza sapere dove finisce l'ansia e dove inizia Ofelia
l'orrore di sapersi inutile garante di false speranze
continua a credere Ofelia crede
in questo microcosmo bistrattato e duale
dimentica di una sè dignitosa
sguazza nel male
il male di sapersi lucidamente imperfetta
e sola
tra gente che non conosce l'esistenza astratta
tra soli tremanti nuvole sbiadite notturni ambigui
ridente scempio di esistente imputridite
il nostro autunno
il mio autunno
il cataclisma melanconico
la stagione perfetta
ignorando ogni ragionevole grigiore morale
ignorando ogni consapevolezza del nulla
a Ofelia non bastano i placebo
non le bastano le mistiche inconsistenti
Ofelia non appartiene a questo mondo ben disegnato
Ofelia è lo schizzo maldestro
il dolore visuale
il disordine completo
il sudiciume di macerie sociale
e la perfetta
perfetta
ignominia del nulla

se potesse
sai
dirti che ha freddo
sapendo
che non la ignorerai
Povera Ofelia.
Scopami fra fiori urlanti.
 
Tutto sommariamente presunto da Ofelia ,
con 5 superflua/e manifestazione/i d'interesse, sovente opinabile/i
18.11.06,8:21 PM
Se ti concentri, se m'ascolti, prima o poi lo senti distintamente che ti mando di continuo a cagare...
ON AIR: Portati via, Mina
Ohi. Che strazio.
Che strazio i collant che non puoi evitare di mettere d'inverno con la gonna sennò raggeli.
Che strazio la quasi totale assenza di quattrini con cui poter comprare una montagna di roba, tra cui alcuni beni di prima necessità [vino buono, per esempio, o un paio di scarpe che mi invitano all'acquisto (io conosco e parlo correntemente la lingua delle scarpe e ci amiamo così, vicendevolmente, di un amore struggente e bellissimo) o anche quelle autoreggenti col fiocchetto rosso e i pois che venero ormai da un mese (e che, presto, Calzedonia deciderà di archiviare fra la roba squallidamente passata di stagione) o chissà che altro ancora].
Che strazio le persone che dovrebbero palesarsi al mio cospetto entro termini brevi e non lo fanno e mi viene il nervoso perchè provo un gusto particolare nel fare faccine alla webcam [quando potrei tranquillamente farle dal vivo ma - no, cazzo - non è affatto la stessa cosa].
Che strazio la gente a cui bisogna sempre spiegare tutto perchè, semplicemente, non riesce a capire e quella che si affaccia dalla sua postazione per leggere che cosa sto scrivendo e non sa nemmeno farlo come cristo comanda [c'è modo e modo, di fare le cose].
E termino così questa triste nonchè frivola sequela di piagnistei e strazi.
Ho perso il punto della questione, comunque: in realtà non è che volessi dire chissà che ma m'avrebbe fatto piacere riuscire a farlo con stile. Di solito mi riesce bene: oggi, mi distrae lo scazzo di voler assassinare più persone rispetto al mio target quotidiano [e piuttosto stabile, come preferenza di soggetti].
La verità è che mi lascio coinvolgere troppo e che, tutto sommato, io in certe persone confido. E prendo le peggiori cantonate, puntualmente. Così devo ricominciare daccapo, a leccarmi le ferite e aspettare che si rimarginino, per poi preparare ampia strada ad una nuova presunta donna fantastica che possa fare tabula rasa della mia fiducia dura a morire. Vorrei diffidare di più e credere meno in certi assurdi parallelismo di cui adoro riempirmi la bocca. Non esistono donne meravigliose: esisto solo io, e sono solo l'eccezione che conferma la regola. E a quanto appena affermato non ammetto repliche.
- Come ti definiresti?
- A definirmi non sono brava ma posso dire che la mia categoria di appartenenza è quella de LE DONNE IN PIGIAMA.
- Interessante.
- Di più.
Portati via
le tue valigie il tuo sedere tondo i tuoi caffè
portati via
i fiori finti la tua faccia la tua gelosia
vai via
portati lontano da me.
 
Tutto sommariamente presunto da Ofelia ,
con 3 superflua/e manifestazione/i d'interesse, sovente opinabile/i
17.11.06,9:03 PM
E se Colette avesse ragione, alla fin fine? Se la penetrazione non fosse che il "dono voluttuoso del ferire"?
ON AIR: Amor mio, Mina
Dopo la lunga reclusione, Ofelia torna al mondo: non troppo abbattuta ma decisamente destabilizzata dall'ennesima influenza dai postumi pressocchè infiniti. Sì, perchè Ofelia si ammala di una febbricola altalenante [perlomeno una volta ogni due mesi, se va bene], con picchi massimi di trentotto trentotto e due, e poi rimane costretta a letto da decimi irrisori che - ciononostante - le provocano un malessere diffuso e decisamente infido. Il tutto, però, è stato condito in questa particolare circostanza da un arrivo improvviso e anticipato della gloriosa settimana comunista [o settimana rossa, che dir si voglia (diciamo: ciclo, e non parliamone più)] ma non una di quelle settimane mediamente ordinarie: rullino i tamburi e fischino le trombe, siore e siori, perchè la qui presente Ofelia ha VERAMENTE rischiato di rimanerci secca, stavolta. Non entrerò nei dettagli, per non incorrere nel rischio che qualcuno di voi, leggendomi, inizi a dare di stomaco: sono un'esteta, perdio, e dunque mi auto censuro. Ad ogni modo, il punto è che ho trascorso giornate serrata in casa, rigorosamente in pigiama e felpa Pickwick XXXXXXLLLL [l'anti-sesso, tanto per intenderci], con crocchia in cima alla testa e borse sotto gli occhi da trascinare col supporto corretto [che non ho ancora brevettato ma si tratta di un piccolo reggiseno da legare dietro la testa: uno spettacolo di rara bellezza, lo ammetto]: mi trascinavo da una stanza all'altro, strascicando i piedi, con la mia tazza di camomilla in mano e l'aria di chi patisce una sofferenza senza precedenti. I momenti migliori sono stati quelli in cui rimanevo per dei minuti coi piedi sulla parete, distesa sul letto, a cercare di ossigenare il cervello, respirare per bene e scacciare via il collasso vero e proprio: scene imperdibili, per tutti gli appassionati del genere. Eh già.
Cos'altro? Stasera potrei finire di guardare Confessioni di una mente pericolosa oppure potrei riguardare Vanilla Sky [al primo colpo, ho colto ben poco]. Ah, a proposito del film di cui sopra, ho dovuto mettere in PAUSA per qualcosa come dieci minuti per via di questa scena qui:

perchè io gli farei veramente QUALUNQUE COSA, a quest'uomo. E non aggiungo altro [e, del resto, penso non ce ne sia bisogno].
"Ricevere da qualcuno la felicità - non si può fare a meno di usare questa parola che io non capisco - non significa forse scegliere la salsa con la quale vogliamo essere mangiati?"
da Il puro e l'impuro, Colette
La verità è che gli uomini non meritano niente, manco il disprezzo. Ma certi sì.
Stretto al mio seno freddo non avrai no tu non tremerai.
 
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con 2 superflua/e manifestazione/i d'interesse, sovente opinabile/i
7.11.06,9:28 PM
Non è che non ci sia nulla di bello, nella vita: è solo che non sono fatta per gli impegni duraturi, ecco tutto...
ON AIR: Con il nastro rosa, Lucio Battisti
Ofelia, con la fretta dipinta sul viso, sale sull'autobus. Si tratta del novantatrè - mica roba da poco - perciò è un miracolo poterlo prendere al volo [non v'è allusione sessuale, in quanto appena scritto]: è un'occasione succulenta che non ci si può e non ci si deve lasciar scappare. Ecco che Ofelia si guarda intorno e, constatando col dovuto stupore l'insolito deserto semi totale, si accorge di un paio di posti vuoti a metà autobus: è più o meno a quel punto che i suoi occhi si posano sulla figura drammaticamente IMPONENTE di un donnone in giacca blu. Si tratta - ahilei - di una controllora in evidente crisi ormonale, tragicamente non lesbica e dunque scarsamente interessata agli occhi dolci e languidi che Ofelia rivolge nella sua direzione, timidamente, sperando che abbia: a) pietà di lei; b) interesse per lei, diverso da quello che potrebbe indurla a domandarle biglietto e/o tesserino; c) una rara sindrome che le impedisca di perseguitare donnine così intelligenti ed ingenue al contempo. La realtà dei fatti è, però, molto diversa: nel tempo infinitesimale che Ofelia impiega a fare cenno all'autista perchè le apra la porta, la controllora si precipita a bloccare ogni uscita, l'autista [pezzo di merda] serra ogni possibile via di fuga e Ofelia rimane incastrata, con le spalle al muro, incapace di reagire in alcun modo [le situazioni critiche e/o imbarazzanti la pietrificano, è ormai un dato di fatto].
- Favorisca biglietto o tesserino.
- Ehm... di cosa si tratta?
- Faccia poco la spiritosa.
- Sì, no, soffro di amnesie.
- Favorisca il biglietto, signorina.
- Se mimassi una crisi epilettica avrebbe pietà di me?
- Non credo.
[come potete constatare, la controllora è completamente priva di senso dell'umorismo, a differenza di Ofelia]
- Senta, non ce l'ho il biglietto: ne avevo uno nell'altra borsa e, nel cambio, ho dimenticato di prenderlo.
[che gran bugiarda, Ofelia]
- Allora le faccio il verbale: poi, eventualmente, contesta.
- Posso contestare già da ora?
- No. Favorisca un documento.
[Ofelia fruga nella borsa, cercando di immaginare quali possibilità di salvezza potrebbero esserci: INVANO]
- Ecco, a lei.
- Il biglietto di auguri di sua zia non è un documento di riconoscimento.
- Ah no? E da quando?
- Signorina. Non mi faccia perdere tempo.
- Ecco.
Insomma, in sintesi: cinquanta euri sonanti di multa e un giramento di coglioni simil centrifuga.
Povera Ofelia.
Quel che più infastidisce è che è successo tutto per colpa di una donna, ovviamente frustrata ed ovviamente sessualmente inattiva da almeno cinque anni [era VERAMENTE palese]. Se si fosse trattato di un uomo, ci sarebbero stati diversi strumenti da mettere in gioco per la risoluzione ragionevole e pacifica del tutto: si pensi ad un bel sorriso [la cultura del "grandi sorrisi e grandi scollature" è, ormai, decisamente approvata e sottoscritta], ad uno scuotimento casuale e coinvolgente di una taglia più che rispettabile di reggiseno, alla proposta di un caffè o, in casi estremi, ad un pagamento in natura. Niente di tutto ciò è stato possibile, purtroppo. E dunque multa sia, diomerda.
Per il resto, il saldo di ogni mio debito [il lettore mp3 bisogna che lo consideri un regalo ancora per un po'] è rimandato a data da destinarsi.
Dovrei tornare all'università, prima o poi [dovrei davvero?].
E non pensare a quanto calore emanano certi piedi freddi, sotto il piumone.
Comunque adesso ho un po' paura.
 
Tutto sommariamente presunto da Ofelia ,
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3.11.06,9:57 AM
La verità è quando scopri che i pantaloni da donna sono molto più belli di quelli da ggiovane ma non ne trovi comunque nessuno di tuo gradimento...
ON AIR: Lamette, Donatella Rettore
Il vero problema, in questo momento, è che Ofelia soffre di un'esagerata sensibilità al freddo. Per cui, Ofelia potrebbe morire assiderata da un momento all'altro e, visto che vaga per casa col pigiama, due paia di calze ed un plaid avvolto addosso, non sarebbe neanche uno spettacolo particolarmente entusiasmante per chi dovesse disgraziatamente trovarla morta e cianotica, riversa sul parquet. Il quadro della situazione mi sembra abbastanza dettagliato e soddisfacente: la casa è vuota, tutto intorno è solo rumore di trapani e martelli, le mani gelate di Ofelia battono sempre più lentamente sulla tastiera ed un sole decisamente poco vivace sta tentanto di affacciarsi tra le nuvole per dare un'occhiata alla vita della nostra eroina che si trascina così, stancamente, fino all'ora di andare a letto [e, considerato che sono ancora le nove del mattino, ci sarà da aspettare - povera Ofelia].
Bando alle ciance. Bando alle ciance? Ho appena detto: "bando alle ciance"? Devo essere impazzita [probabile].
Ieri sera mi sono esibita pubblicamente [di fronte a non più di dieci persone, eh, tutte mediamente conosciute] in un karaoke casalingo, con tanto di microfono e base sottotitolata: Dieci ragazze per me, di Lucio Battisti, è stata la mia acclamata performance. E devo dire che - complici la birra e il fumo - sono stata quasi da standing ov[ul]ation: non tanto per l'abilità tecnica quanto, senza ombra di dubbio, per l'entusiasmo e il coinvolgimento emotivo che ho riversato nel cantato. Spettacolo, siore e siori.
Ad ogni modo, il fatto di aver portato con me, in questa mia rapida discesa in Calafrica, soltanto roba relativamente leggera non è stato affatto positivo: sono costretta ad andare in giro con un maglione sull'altro, a mo' di omino Michelin, indossando ballerine laddove avrei piuttosto bisogno di stivali imbottiti e portandomi dietro questo inquietante spolverino di pelle nera che fa tanto Matrix e quindi poco Ofelia. Ofelia è tweed, non pelle [se si esclude la tutina di latex che ho da prestare a quest'uomo (perchè sei un uomo, vero?)].
Al di là dei miei guai metereologici, c'è da sottolineare che ho dovuto svegliarmi alle sette e mezzo [orario spaventoso, visto che mi sono messa a letto alle due] per telefonare al direttore del giornale per cui - a quanto pare - scrivo a tempo perso e tale individuo mi ha liquidato brevemente promettendo di richiamarmi il prima possibile: INACCETTABILE. Nessuno può permettersi di trattare così Ofelia: e quando dico nessuno intendo nessuno. Ovviamente, non ho replicato nulla [io sono tutta teoria e poca pratica, come tutte le persone spaventosamente intelligenti] e sto qui in attesa di sapere di quale morte devo morire. Perchè potrebbe toccarmi la sede della Rai e potrebbe toccarmi un ruolo da portaborse che - stavolta non scherzo - non credo davvero che riuscirei ad accettare. E questo è quanto, sul fronte meta-professionale.
Per lo studio, c'è tempo. O perlomeno è quel che mi ripeto insistentemente da mesi, ormai.
No. Non lo puoi neanche immaginare, quanto mi manchi.
Ti voglio sì ti voglio tanto bene
ma [gimme gimme gimme]
ma [gimme gimme gimme]
ma [gimme gimme gimme]
dammi una lametta che mi schioppo le vene.
 
Tutto sommariamente presunto da Ofelia ,
con 9 superflua/e manifestazione/i d'interesse, sovente opinabile/i
1.11.06,9:25 PM
La verità è quando la mano ti trema, prima d'imbucare una lettera scritta di notte, e te ne vai con la lettera in tasca e la frustrazione in testa...
ON AIR: I don't feel like dancin', Scissor sisters
Che ridere.
Ritorno flash in quel della ridente Calabria - no, non verde - marron [color cagarella, per la precisione]. Nel senso che sono arrivata ieri sera, sul tardi, e fuggirò via lontano già domenica mattina: Roma non è l'Eldorado, siamo d'accordo, ma Cosenza è una città veramente minuscola, insignificante e borghese. E provinciale, certo - stavo quasi per dimenticarmene.
L'aspetto positivo di questa sgradevole faccenda è che mia nonna è in grado di modellare ed infornare delle sublimi polpette di melanzane capaci di far tornare il sorriso sul mio povero visetto imbronciato. Ed anche sul povero faccione paonazzo di mio padre, s'è per questo. Il tutto condito da un'acidità di stomaco da imputare al pesantissimo pranzo durato ben tre ore, in una sottospecie di agriturismo in cima ad una montagna sperduta. La tragedia - perchè di tragedia si tratta - è che non digerirò mai.
Ad ogni modo, domani dovrò iniziare a studiare seriamente e credo che comincerò con sociologia o, al massimo, storia delle dottrine politiche [metodologia delle scienze sociali dovrà aspettarmi ancora per molto, se continuo a non capire di che cosa si tratta (ho seri problemi a stabilire quale sia l'argomento di ogni lezione: figuriamoci cogliere il senso ampio della materia!)]. Di divertente c'è che ho da scrivere un altro articolo su qualche benedettissima manifestazione di paese [quello sulla sagra del vino di Donnici mi ha davvero umiliato]: del resto, chi giornalista vuol diventare feste di paese deve frequentare. Sì, sono consapevole dell'inesistenza del detto appena citato ma è stato da me ideato pochi minuti fa, ne vado piuttosto fiera, mi risulta consolatorio e a voi non costa nulla manifestare un minimo di umana solidarietà. Checcazzo.
Ah, è tornata l'insonnia. E, stavolta, mi pare più pesante di quanto non fosse mai stata. Perciò credo che, a breve, sarò costretta a ricorrere al suicidio. Non meravigliatevi, dunque.
Tutto ciò per dire, sottolineare, ribadire che AL PEGGIO NON C'E' MAI FINE.
Perle ai porci.
And I'm gonna tell the whole world that you're mine.
 
Tutto sommariamente presunto da Ofelia ,
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