Mi piovono rane, addosso, e piovono dal cielo e seguono tutte la traiettoria mentale che ho tracciato fino a me...
ON AIR: Sorry seems to be the hardest world, Elton John
Berlusconi ha avuto un malore. Povera stella.
Il guaio è che io non ho la minima voglia di mettermi a tavolino, a ragionare, a risolvere i problemi: ho voglia di pensare a me, a me e basta. Perchè - detto in tutta franchezza - sono decisamente stanca di una popolazione femminile che abbisogna di un tormento [o pseudo tale] sentimentale [o pseudo tale (e qui finisce la serie di parole in "tale", fortunatamente)] per riempire e ricolmare una mente e/o una vita - a questo punto, evidentemente - vuote, entrambe. La verità è che noi donne saremo sempre guardate - con occhio compatetico - come delle più o meno incantevoli principessine nostalgiche dallo sguardo perduto nell'attesa di un cavaliere [inesistente, dando ragione ad un Calvino - in questo caso - inconsapevole], perchè fondamentalmente ci piace dare un'immagine di noi che sia sempre offuscata da un velo di malessere sentimentale o quel ch'è. Ma la tragedia autentica è che molto - ma molto - spesso noi non amiamo affatto, anzi: siamo soltanto molto prese dall'idea di poterne - teoricamente, eh - soffrire che ci arrendiamo, lascive e languide, alla presunzione di poter adorare il primo [o il secondo o il terzo o il quarto, nella peggiore delle ipotesi] venuto, al quale siamo più che disposte a svendere il nostro cuoricino palpitante di amore confuso, acquoso e pluridirezionale. Eccola, la verità. A questo punto, a mio modesto parere, una donna dovrebbe ammettere di essere totalmente vuota e quindi confessare la sua innata necessità di riempire tale vuoto con qualcosa di minimamente saporito, come un - qualsiasi - amore infelice. Oppure [ma questa è un'ipotesi decisamente improbabile, per il genere femminile] alzarsi le maniche sui gomiti e prepararsi psicologicamente ad ammettere una certa tristezza - magari del tutto insensata ma persistente - che non ha nulla a che vedere con un uomo e che necessita di un analisi accurata, ma a prescindere da qualsiasi pisello tenda a frequentare le zone limitrofe. E qui concludo la mia dissertazione - direi - maschilista.
Tutto questo per dire che, ciononostante, capita anche di innamorarsi. Ma non d'innamorarsi, così, banalmente: capita di amare, anche incondizionatamente, di un amore costante, a volte altalentante, ma persistente e rassicurante. A volte, ferisce, sì. E il sangue che gocciola è rosso ma rosso al punto che la macchia sulla pelle non si lava mai via. Eppure capita di amare, comunque, ancora.
What do I do when lightining strikes me
and I wake to find that you're not there.
magnolia?
[il titolo, intendo]