Sì. Tornai, al fine. Tornai.
Pensavo, non molte ore fa, che mi sarebbe più che terapeutica una fantastica gita nell'universo del non-pensiero: si tratta di un luogo mistico, praticamente incontaminato, in cui ci si può concedere il lusso di staccare la spina del buon senso in modo netto e determinante. Il che significa che si è categoricamente obbligati a depurarsi il cervello di ogni cazzutissima tragedia pseudo-psicologica, ogni riflessione meta-trascendentale, ogni senso di colpa barra panico, ogni stramaledettissimo arzigogolio psico-intellettuale. No, non sto sperimentando una nuova tecnica di scrittura: non mi limito a mettere insieme parole, sperando che appaiano sensate, ma cerco anche di ragionare. Anzi, è proprio contro questa mia radicatissima propensione mentale che tento disperatamente di ribellarmi, da un po'. Vorrei piattume logico, necrosi meditativa: vorrei zero attività cerebrale. Una sorta di lobotomia farmaceutica. Il mio regno, per una lobotomia!
Ad ogni modo, vorrei intavolare una discussione su un punto sul quale - ahimè - godo nello scervellarmi da qualche giorno a questa parte, e mi piacerebbe introdurre l'argomento citando una canzone, How Soon is Now, degli Smiths, a cui sono - peraltro - piuttosto legata:
"I am human, and I need to be loved".
Ebbene, l'essere umano necessita realmente di essere amato? Si tratta di una necessità concreta oppure di una semplice predilezione naturale? In realtà, le due cose sono fondamentalmente parti integranti di un unicum, per dirla alla latina? Non sarà che l'essere amati fornisce all'uomo un ottimo strumento di distrazione dalle miserie dell'essere umano? Non potrebbe trattarsi dell'ennesima beffa ai danni del genere umano? E poi, al di là di tutto, è davvero così necessario? O è solo consolante? Insomma, sostanzialmente tutte le domande si assomigliano ed io continuo ad arrovellarmi su argomenti decisamente opinabili. E' probabile che, se cominciassi a pensare a qualcosa di serio, le cose sarebbero molto più lineari: magari, mi converrebbe trovarmi un lavoro... o farmi una famiglia... o rubare tutto ai miei e scappare da qualche parte, a condurre una vita all'insegna del più dispendioso eremitaggio anti-ascetico. Ci penserò su.
Per quel che concerne il mio viaggetto appena terminato, posso solo dire ch'è stato estremo: tutto finisce coll'essere estremo, quando gravita attorno alla mia persona.
Opatija [Istria, Croazia]
è stata destabilizzante, nel senso di noiosa e snervante, e me ne ricorderò sempre come un circoscritto panorama terso contro cui gridare.
è stata una specie di delirio romantico, tinto da lievi sfumature decadenti, in un perfetto equilibrio di armonia e distorsione.
è stata, come sempre, un colpo al cuore, che fa centro in pieno e stende, piega, strazia: stordisce. Berlino è la modernità: il luogo in cui si può realmente pensare di capire, capire la storia e i secoli e gli orrori e la morte e la polvere.
è stata ed è una perla, una perla nera.
io e monaco ci vedremo presto [relativamente in realtà ma ci vedremo.]. io e te invece?
ah, inizierai a scrivere gli aforismi per i baci perugina?