ON AIR: Cygnus... Vismund Cygnus, Mars Volta
Vorrei parlare della mia infanzia. Tralasciandone i lati più intrinsecamente squallidi.
Credo che voi tutti dobbiate sapere quanto orribile sia stato, per me, scoprire che il mio scoiattolo Billy era morto/scappato via, lasciando la gabbia vuota ed il mio comodino demonizzato da una truculenta striscia color rosso sangue. Trauma numero uno.
Mi pare di non aver mai parlato neanche del bacio lesbico avvenuto tra me ed una mia amichetta di allora, all'età di circa quattro/cinque anni. Fu un'esperienza decisamente formativa ma mia madre non sembrò essere dello stesso parere. Tanto più che, probabilmente, deve aver rimosso del tutto la cosa. Trauma numero due.
Si aggiunga che, da bambina, adoravo giocare con macchinine e maschietti, perciò ero totalmente emarginata dal giro delle mie profumate compagne d'asilo che non perdevano occasione per graffiarmi, percuotermi e tirarmi i capelli. Ogni santo giorno, come da copione. Trauma numero tre.
E' anche giusto mettervi a conoscenza che, da bambina, ho trascorso molte feste, tristemente da sola, a dondolarmi su di un'altalena arruginita, mentre tutte le altre bambine, vestite di gonne adorabili e camicette fiorate, scappavano da una parte all'altra sentendosi perfettamente a proprio agio con le cattoliche puttanelle da cui, già allora, erano travestite. Io, invece, recitavo il ruolo a me più consono, quello dell'emarginata introversa e discinta. Trauma numero quattro.
A proposito dell'ultimo punto, non è difficile comprendere quanto desiderassi apparire carina e femminile. Qualsiasi cosa indossassi, però, finiva comunque con l'assumere il significato contrario a se stessa. Per tutta la vita, dunque, ho atteso il giorno in cui avrei potuto mettere addosso qualcosa di carino e femminile [nulla di new romantic, s'intenda]: OGGI, finalmente, ne avrò la possibilità. O meglio, OGGI andrò ad acquistare una sexy camicina a spalline, con scollo all'americana, che ogni donna non potrà fare a meno d'invidiarmi. E rodere, rodere, rodere. Comprese le mie compagne d'asilo, ormai - forse - ignoranti e spregevoli e disoneste diciottenni vestite di fucsia e bianco panna. Ebbene, la mia rivalsa avrà il gusto subdolo e acre di un'inconfondibile nemesi.
Tutto ciò per dire che ho trovato la giaccia, l'ho comprata, ho trovato la camicetta e andrò a comprarla fra poco. Mi sento [quasi] una donna.
No, di certo non una santa.
Vorrei parlare della mia infanzia. Tralasciandone i lati più intrinsecamente squallidi.
Credo che voi tutti dobbiate sapere quanto orribile sia stato, per me, scoprire che il mio scoiattolo Billy era morto/scappato via, lasciando la gabbia vuota ed il mio comodino demonizzato da una truculenta striscia color rosso sangue. Trauma numero uno.
Mi pare di non aver mai parlato neanche del bacio lesbico avvenuto tra me ed una mia amichetta di allora, all'età di circa quattro/cinque anni. Fu un'esperienza decisamente formativa ma mia madre non sembrò essere dello stesso parere. Tanto più che, probabilmente, deve aver rimosso del tutto la cosa. Trauma numero due.
Si aggiunga che, da bambina, adoravo giocare con macchinine e maschietti, perciò ero totalmente emarginata dal giro delle mie profumate compagne d'asilo che non perdevano occasione per graffiarmi, percuotermi e tirarmi i capelli. Ogni santo giorno, come da copione. Trauma numero tre.
E' anche giusto mettervi a conoscenza che, da bambina, ho trascorso molte feste, tristemente da sola, a dondolarmi su di un'altalena arruginita, mentre tutte le altre bambine, vestite di gonne adorabili e camicette fiorate, scappavano da una parte all'altra sentendosi perfettamente a proprio agio con le cattoliche puttanelle da cui, già allora, erano travestite. Io, invece, recitavo il ruolo a me più consono, quello dell'emarginata introversa e discinta. Trauma numero quattro.
A proposito dell'ultimo punto, non è difficile comprendere quanto desiderassi apparire carina e femminile. Qualsiasi cosa indossassi, però, finiva comunque con l'assumere il significato contrario a se stessa. Per tutta la vita, dunque, ho atteso il giorno in cui avrei potuto mettere addosso qualcosa di carino e femminile [nulla di new romantic, s'intenda]: OGGI, finalmente, ne avrò la possibilità. O meglio, OGGI andrò ad acquistare una sexy camicina a spalline, con scollo all'americana, che ogni donna non potrà fare a meno d'invidiarmi. E rodere, rodere, rodere. Comprese le mie compagne d'asilo, ormai - forse - ignoranti e spregevoli e disoneste diciottenni vestite di fucsia e bianco panna. Ebbene, la mia rivalsa avrà il gusto subdolo e acre di un'inconfondibile nemesi.
Tutto ciò per dire che ho trovato la giaccia, l'ho comprata, ho trovato la camicetta e andrò a comprarla fra poco. Mi sento [quasi] una donna.
No, di certo non una santa.
posso dirtelo, sì, che mi hai fatto ridere?
vabbe'.
voglio la foto della camicetta, voglio.