Eh, lo so. 'Sta canzone mi prende: checcepozzofa'.
Sì, me la sento. Tutta quanta, addosso. Dicesi: BORIA. Giustificatissima.
Poi, per il resto, cammino scalza e sporco le piante dei piedi di nero. Il che mi piace. E mi scoccia infilare la musica nel blog, nonostante il mio amico immaginario JaK abbia diligentemente provveduto a fornirmene il modo. E mi scoccia mettermi a pensare alla seconda guerra mondiale e cazzi vari. Ho tutto un mondo in testa, adesso, ma nulla a che vedere con la realtà contingente.
E comincio ad annaspare. In presenza di gente che mi provoca la nausea. Gente con cui ho dovuto stare gomito a gomito per cinque anni, magari meno, ma l'espressione rende bene l'idea. No. Non sono originale. Oggi sono soltanto inutile a me stessa. In una maniera diversa, insopportabilmente compiacente nonché auto indulgente nonché un altro aggettivo qualsiasi che abbia lo stesso suono.
Vorrei niente esami. Vorrei viaggio. Vorrei infradito di cuoio con gonna nera e sorriso di fard. Vorrei persone che mi respirano distanza addosso. Vorrei vorrei vorrei.
E qui ci vedrei bene Cesare Cremonini con pianoforte tascabile: eccolo che si siede, si mette a "cantare", mima un difficile rapporto con la madre e poi s'accascia al suolo in preda a spasmi infernali. Quindi, ecco che arriva un contingente di medici, rigorosamente in seconda linea, a decretarne morte clinica, dato che la morte cerebrale è già intervenuta da un pezzo. No. Breve parentesi.
Vado a studiare, eh? Sì, vado a studiare.
Il mio alluce ha un certo sex appeal, comunque. Per la cronaca.
E per sentirmi vivo ti ucciderò.
Per il resto, lui ed io [sì, anche io] fonderemo il PRRRI, Partito Razionale Radicale Riottoso Italiano. Davvero.
E la credibilità, giocatevela anche voi a carte. Orsù. Brutti deficienti.
Tanto non cambia.