ON AIR: Stay, Elisa
Il dolore provocato da un paio di ballerine maledettamente dure e maledettamente scomode è qualcosa d'inspiegabile. Perchè le scarpe in generale possono essere molto scomode ma le ballerine, quelle basse basse, possono raggiungere degli apici [meglio dire pedici, forse (passatemi la pessima battuta)?] di scomodità disumani. Sì, perchè anche le migliori ballerine del mondo, essendo estremamente basse, tengono il piede in una posizione che deleteria è dir poco. A ciò si aggiunga il fatto che alcuni tipi di ballerina, per quanto io le veneri in ogni loro forma, risultano essere scolpite nella pietra: sono dure ma così dure che può rappresentare una grossa problematica motoria il solo spostarsi di cento metri da un'ipotetica posizione originaria. Il rischio è quello di infilarsele ai piedi, arrivare fino al portone di casa, tentare quei due/tre passi incontro alla luce del giorno e poi lanciarsi di corsa [oddio, la corsa è un'opzione decisamente poco raccomandabile, in queste specifiche circostanze] in ascensore per risalire su fino al sesto piano, cambiare le scarpe [indossando un altro paio di ballerine, chiaramente (stavolta ben collaudate, però)] e poi ritornare fuori con quel tanto di serenità podologica in più che permetta di non contrarre il viso in un'espressione da tragedia shakespeariana. Tutto questo per mettere a parte il mio folto pubblico dei dolori atroci che mi sto infliggendo [certo, nulla a che fare con certi tacchi portatori di scoliosi, lombosi e chissà che altra malefica patologia].
Ad ogni modo, ho scoperto qualche giorno fa che al mondo esiste gente ancora più folle di quanto mi aspettassi, nelle mie previsione più pessimistiche. In particolare, esiste un movimento - l'anarchismo ontologico, mirabilmente rappresentato da tale Zerzan - che propugna una sorta di rousseauviano ritorno alle origini, abolendo secoli e secoli di evoluzione umana, insieme con la proprietà privata e persino l'agricoltura: il tutto al fine annunciato di ritrovare un [presunto, eh] antico stato di uguaglianza, sociale e sessuale. E, soprattutto, allo scopo di ritrovare il giusto contatto dell'uomo con la natura. Una tesi molto vicina a quella dei biocentristi, convinti sostenitori della necessità di salvaguardare alcune specie animali portatrici di funzionalità reali e concrete per la Terra, a discapito dell'uomo. Per questo manipolo di pazzi scatenati, infatti, l'uomo rappresenta la piaga peggiore, per il mondo e per se stesso [e fin qui mi trovo pienamente d'accordo, tengo a precisare] e, considerato che l'uomo stesso non sarà mai in grado di rinunciare al consumo estremo di energie fossili, l'unica soluzione è augurarsi che la razza umana si estingua. In giro per il web esistavano da tempo movimenti di questa tipologia ma - onestamente - non immaginavo che qualcosa del genere potesse provenire dalla bocca di studiosi di biologia, gente mediamente di cultura, voglio dire. Quel che più mi da' da pensare, comunque, è che non ci sia abbastanza cultura storica dei fatti, anche laddove invece dovrebbe esserci: l'evoluzione umana, tecnologica e sociale [che la si voglia chiamare globalizzazione, mondializzazione (à la francese), capitalismo o rivoluzione permanente (à la Marx)] è evidentemente un'opzione irrinunciabile. E questo non perchè io desideri condurre la Terra, magari per mano, alla distruzione finale, in una visione a dir poco apocalittica del futuro: parlo in difesa di un fenomeno che ha comportato un consistente aumento di benessere un po' ovunque [sì, esistono ancora i paesi in via di sviluppo ma, un tempo, di paesi ultrapoveri ve n'erano molti ma molti di più], che ha eliminato piaghe quali epidemie, carestie, pestilenze e quant'altro, che ha scongiurato il rischio di collassi economici che non sono pure e semplici crisi di assestamento [è il capitalismo, baby] ma vere e propri collassi, di quella natura letale che, per ritrovare un minimo di stabilità, poi, sarebbero necessarie decine e decine di anni. Trovo che rinnegare il capitalismo, al giorno d'oggi, rappresenti una forma patologica di ottusità mentale [è l'unico vero sistema economico davvero rivoluzionario, e non mi pare possano esserci dubbi in proposito] e trovo che per i terzomondisti in stile Wallerstein sia drammaticamento necessario un corso di aggiornamento intellettuale, oltre che culturale. E qui concludo.
Mi si è spezzata un'unghia. Il che rappresenta un brutto colpo, dato che mi sono appena data il mio nuovo smalto Chanel Noir Ceramic.
L'affermazione qui sopra è stata appositamente elaborata per cozzare con le riflessioni precedenti, in una frivola quanto snervante miscellanea d'impegno e leggerezza. Ciò non toglie che l'unghia mi si sia spezzata per davvero e che io, quindi, riesca a risultare ancora e sempre meravigliosamente indisponente.
And you've been forgiven for your silence.
Il dolore provocato da un paio di ballerine maledettamente dure e maledettamente scomode è qualcosa d'inspiegabile. Perchè le scarpe in generale possono essere molto scomode ma le ballerine, quelle basse basse, possono raggiungere degli apici [meglio dire pedici, forse (passatemi la pessima battuta)?] di scomodità disumani. Sì, perchè anche le migliori ballerine del mondo, essendo estremamente basse, tengono il piede in una posizione che deleteria è dir poco. A ciò si aggiunga il fatto che alcuni tipi di ballerina, per quanto io le veneri in ogni loro forma, risultano essere scolpite nella pietra: sono dure ma così dure che può rappresentare una grossa problematica motoria il solo spostarsi di cento metri da un'ipotetica posizione originaria. Il rischio è quello di infilarsele ai piedi, arrivare fino al portone di casa, tentare quei due/tre passi incontro alla luce del giorno e poi lanciarsi di corsa [oddio, la corsa è un'opzione decisamente poco raccomandabile, in queste specifiche circostanze] in ascensore per risalire su fino al sesto piano, cambiare le scarpe [indossando un altro paio di ballerine, chiaramente (stavolta ben collaudate, però)] e poi ritornare fuori con quel tanto di serenità podologica in più che permetta di non contrarre il viso in un'espressione da tragedia shakespeariana. Tutto questo per mettere a parte il mio folto pubblico dei dolori atroci che mi sto infliggendo [certo, nulla a che fare con certi tacchi portatori di scoliosi, lombosi e chissà che altra malefica patologia].
Ad ogni modo, ho scoperto qualche giorno fa che al mondo esiste gente ancora più folle di quanto mi aspettassi, nelle mie previsione più pessimistiche. In particolare, esiste un movimento - l'anarchismo ontologico, mirabilmente rappresentato da tale Zerzan - che propugna una sorta di rousseauviano ritorno alle origini, abolendo secoli e secoli di evoluzione umana, insieme con la proprietà privata e persino l'agricoltura: il tutto al fine annunciato di ritrovare un [presunto, eh] antico stato di uguaglianza, sociale e sessuale. E, soprattutto, allo scopo di ritrovare il giusto contatto dell'uomo con la natura. Una tesi molto vicina a quella dei biocentristi, convinti sostenitori della necessità di salvaguardare alcune specie animali portatrici di funzionalità reali e concrete per la Terra, a discapito dell'uomo. Per questo manipolo di pazzi scatenati, infatti, l'uomo rappresenta la piaga peggiore, per il mondo e per se stesso [e fin qui mi trovo pienamente d'accordo, tengo a precisare] e, considerato che l'uomo stesso non sarà mai in grado di rinunciare al consumo estremo di energie fossili, l'unica soluzione è augurarsi che la razza umana si estingua. In giro per il web esistavano da tempo movimenti di questa tipologia ma - onestamente - non immaginavo che qualcosa del genere potesse provenire dalla bocca di studiosi di biologia, gente mediamente di cultura, voglio dire. Quel che più mi da' da pensare, comunque, è che non ci sia abbastanza cultura storica dei fatti, anche laddove invece dovrebbe esserci: l'evoluzione umana, tecnologica e sociale [che la si voglia chiamare globalizzazione, mondializzazione (à la francese), capitalismo o rivoluzione permanente (à la Marx)] è evidentemente un'opzione irrinunciabile. E questo non perchè io desideri condurre la Terra, magari per mano, alla distruzione finale, in una visione a dir poco apocalittica del futuro: parlo in difesa di un fenomeno che ha comportato un consistente aumento di benessere un po' ovunque [sì, esistono ancora i paesi in via di sviluppo ma, un tempo, di paesi ultrapoveri ve n'erano molti ma molti di più], che ha eliminato piaghe quali epidemie, carestie, pestilenze e quant'altro, che ha scongiurato il rischio di collassi economici che non sono pure e semplici crisi di assestamento [è il capitalismo, baby] ma vere e propri collassi, di quella natura letale che, per ritrovare un minimo di stabilità, poi, sarebbero necessarie decine e decine di anni. Trovo che rinnegare il capitalismo, al giorno d'oggi, rappresenti una forma patologica di ottusità mentale [è l'unico vero sistema economico davvero rivoluzionario, e non mi pare possano esserci dubbi in proposito] e trovo che per i terzomondisti in stile Wallerstein sia drammaticamento necessario un corso di aggiornamento intellettuale, oltre che culturale. E qui concludo.
Mi si è spezzata un'unghia. Il che rappresenta un brutto colpo, dato che mi sono appena data il mio nuovo smalto Chanel Noir Ceramic.
L'affermazione qui sopra è stata appositamente elaborata per cozzare con le riflessioni precedenti, in una frivola quanto snervante miscellanea d'impegno e leggerezza. Ciò non toglie che l'unghia mi si sia spezzata per davvero e che io, quindi, riesca a risultare ancora e sempre meravigliosamente indisponente.
And you've been forgiven for your silence.