26.5.07,8:18 PM
Ontologia di una mela o del perchè quel meraviglioso tessuto ch'è il Principe di Galles sia vittima di una pregiudiziale nominale tanto disgraziata...
ON AIR: Stay, Elisa
Il dolore provocato da un paio di ballerine maledettamente dure e maledettamente scomode è qualcosa d'inspiegabile. Perchè le scarpe in generale possono essere molto scomode ma le ballerine, quelle basse basse, possono raggiungere degli apici [meglio dire pedici, forse (passatemi la pessima battuta)?] di scomodità disumani. Sì, perchè anche le migliori ballerine del mondo, essendo estremamente basse, tengono il piede in una posizione che deleteria è dir poco. A ciò si aggiunga il fatto che alcuni tipi di ballerina, per quanto io le veneri in ogni loro forma, risultano essere scolpite nella pietra: sono dure ma così dure che può rappresentare una grossa problematica motoria il solo spostarsi di cento metri da un'ipotetica posizione originaria. Il rischio è quello di infilarsele ai piedi, arrivare fino al portone di casa, tentare quei due/tre passi incontro alla luce del giorno e poi lanciarsi di corsa [oddio, la corsa è un'opzione decisamente poco raccomandabile, in queste specifiche circostanze] in ascensore per risalire su fino al sesto piano, cambiare le scarpe [indossando un altro paio di ballerine, chiaramente (stavolta ben collaudate, però)] e poi ritornare fuori con quel tanto di serenità podologica in più che permetta di non contrarre il viso in un'espressione da tragedia shakespeariana. Tutto questo per mettere a parte il mio folto pubblico dei dolori atroci che mi sto infliggendo [certo, nulla a che fare con certi tacchi portatori di scoliosi, lombosi e chissà che altra malefica patologia].
Ad ogni modo, ho scoperto qualche giorno fa che al mondo esiste gente ancora più folle di quanto mi aspettassi, nelle mie previsione più pessimistiche. In particolare, esiste un movimento - l'anarchismo ontologico, mirabilmente rappresentato da tale Zerzan - che propugna una sorta di rousseauviano ritorno alle origini, abolendo secoli e secoli di evoluzione umana, insieme con la proprietà privata e persino l'agricoltura: il tutto al fine annunciato di ritrovare un [presunto, eh] antico stato di uguaglianza, sociale e sessuale. E, soprattutto, allo scopo di ritrovare il giusto contatto dell'uomo con la natura. Una tesi molto vicina a quella dei biocentristi, convinti sostenitori della necessità di salvaguardare alcune specie animali portatrici di funzionalità reali e concrete per la Terra, a discapito dell'uomo. Per questo manipolo di pazzi scatenati, infatti, l'uomo rappresenta la piaga peggiore, per il mondo e per se stesso [e fin qui mi trovo pienamente d'accordo, tengo a precisare] e, considerato che l'uomo stesso non sarà mai in grado di rinunciare al consumo estremo di energie fossili, l'unica soluzione è augurarsi che la razza umana si estingua. In giro per il web esistavano da tempo movimenti di questa tipologia ma - onestamente - non immaginavo che qualcosa del genere potesse provenire dalla bocca di studiosi di biologia, gente mediamente di cultura, voglio dire. Quel che più mi da' da pensare, comunque, è che non ci sia abbastanza cultura storica dei fatti, anche laddove invece dovrebbe esserci: l'evoluzione umana, tecnologica e sociale [che la si voglia chiamare globalizzazione, mondializzazione (à la francese), capitalismo o rivoluzione permanente (à la Marx)] è evidentemente un'opzione irrinunciabile. E questo non perchè io desideri condurre la Terra, magari per mano, alla distruzione finale, in una visione a dir poco apocalittica del futuro: parlo in difesa di un fenomeno che ha comportato un consistente aumento di benessere un po' ovunque [sì, esistono ancora i paesi in via di sviluppo ma, un tempo, di paesi ultrapoveri ve n'erano molti ma molti di più], che ha eliminato piaghe quali epidemie, carestie, pestilenze e quant'altro, che ha scongiurato il rischio di collassi economici che non sono pure e semplici crisi di assestamento [è il capitalismo, baby] ma vere e propri collassi, di quella natura letale che, per ritrovare un minimo di stabilità, poi, sarebbero necessarie decine e decine di anni. Trovo che rinnegare il capitalismo, al giorno d'oggi, rappresenti una forma patologica di ottusità mentale [è l'unico vero sistema economico davvero rivoluzionario, e non mi pare possano esserci dubbi in proposito] e trovo che per i terzomondisti in stile Wallerstein sia drammaticamento necessario un corso di aggiornamento intellettuale, oltre che culturale. E qui concludo.
Mi si è spezzata un'unghia. Il che rappresenta un brutto colpo, dato che mi sono appena data il mio nuovo smalto Chanel Noir Ceramic.
L'affermazione qui sopra è stata appositamente elaborata per cozzare con le riflessioni precedenti, in una frivola quanto snervante miscellanea d'impegno e leggerezza. Ciò non toglie che l'unghia mi si sia spezzata per davvero e che io, quindi, riesca a risultare ancora e sempre meravigliosamente indisponente.
And you've been forgiven for your silence.

 
Tutto sommariamente presunto da Ofelia ,
con


2 Comments:


  • At 29.5.07, Anonymous Anonym

    Ora,

    benché io sia assolutamente convinto dell'intrinseco non sense dell'esistenza (non solo umana, ma anche animale, vegetale e berlusconiana) e della cattiveria intrinseca nella stessa (Hobbes ha sempre un posto di rilievo nel mio cuore),

    benché io sia assolutamente convinto dell'impossibilità di un volontario à rebours dell'esistenza umana fino al grado di uomo primitivo (per quanto il mito del buon slevaggio rousseauniano abbia su di me un certo fascino),

    benché io sia assolutamente convinto della disparità annessa e connessa al capitalismo, che implica (per definizione) sacche di povertà a fronte di un progresso economico e scientifico (più o meno) generalizzato,

    benché l'uomo in quanto essere razionale (Kant) tenda necessariamente al suo stesso progresso, ma la crescita di questo progresso dipende dalla sua accelerazione e tanto più l'accelerazione è elevata, tanto prima si arriverà alla "fine" (Massimo Fini),

    benché i dati allarmanti sullo stato di salute del pianeta siano più o meno opinabili a seconda della bandiera per la quale si parteggia (ma penso che un inverno tropicale e i 40 gradi di maggio con improvvisi acquazzoni monsonici possano comunque essere indice di un certo, chiamiamolo, "disequilibrio"),

    benché tutto questo non ricordo più dove vada a parare, penso di essere stato piuttosto chiaro.

     
  • At 29.5.07, Anonymous Anonym

    sottoscrivo in pieno.
    soprattutto la parte delle ballerine: devono ancora rimarginarsi, le ferite dell'ultimo paio di ballerine che ho dovuto "plasmare". i miei piedi. i miei poveri piedi. però sono stupende. ma a te non piacerebbero: se ho minimamente capito il tuo stile, le ballerine rosa della Etnies non centrano tanto con te.. visto che l'ultima volta che abbiamo parlato di scarpe menzionavi Chanel. che resta il top del top, ma anche qualcosa che io posso solo guardare dall'esterno del negozio, sbavando :P