ON AIR: Bastardo, Donatella Rettore
Il mio problema è che non mi piacciono le opinioni altrui. Sono sicura che si tratti di un tremendo limite, sia per la mia crescita interiore che per lo sviluppo della meravigliosa personcina che in me. Ma non posso farci pressocché nulla: mediamente, voi umani mi state un po' tutti sulle balle. Non ho niente contro nessuno, eh [oddio, non direi proprio contro nessuno: diciamo che non nutro ostilità contro tutti], ma non riesco a farmi piacere i procedimenti logici della stragrande maggioranza delle persone: sarà che voglio fare l'alternativa a tutti i costi, sarà che non mi funzionano bene un paio di neuroni, sarà che trovo qualunquisti alcuni metodi d'indagine della realtà. Resta il fatto che, in un'ideale scala gerarchica della non-sopportazione, trovo che dovrebbe occupare la pole position assoluta quella categoria [perchè di categoria si tratta] di persone che sente la necessità di confrontare tutto ciò che accade con i dogmi di una qualche ideologia manicheista per cui la realtà è da concepirsi secondo una prospettiva rigorosamente dicotomica: i buoni e i cattivi, l'esercito della salvezza e quello della morte, i russi e gli americani, gli ebrei e i palestinesi, le vittime e i carnefici, le formiche e le cicale... e la pianto qui, prima di arrivare a sub e dom o a qualche altra antitesi poco decorosa. Il punto è che io penso che la realtà sia così complessa e multiforme che perdersene una parte per strada o distogliere un attimo l'attenzione, nel tentativo continuo di far quadrare i conti con i compartimenti stagni dell'ideologia, significhi automaticamente rinunciare ad un'analisi empiricamente credibile, fondata su dati di fatto e non su congetture paranoico-progressiste da rivoluzione industriale. Marx stesso, secondo me, trovandosi di fronte alcuni aborti politici dei nostri tempi, darebbe di stomaco e si batterebbe il petto, domandandosi come sia mai potuto accadere tutto questo.
In ogni caso, non so cosa pensare di Romanzo criminale. Il film, intendo. Non mi convince proprio la parabola del povero disgraziato che diventa cattivo [ma senza diventarlo realmente] per cause di forza maggiore. E' una favoletta senza morale ma, anzi, piena di moralismo reietto. Ed io - non posso farci niente - non la reggo proprio.
Perchè mi guardi smaniare quando avrei voglia di farlo.