So che sarebbe molto banale, da parte mia, mettermi a scrivere del Nobel a Barack Obama: sarebbe prevedibile e poco originale. In ogni caso, avrei dovuto farlo diversi giorni fa: sarebbe stato più sensato e non sarei sembrata una voce in coda ad una lunga fila di dissenso più o meno sarcastico. Ora come ora, insomma, sarebbe bene che me ne rimanessi in silenzio a far finta di niente. Peccato che io non ci riesca proprio. Quando è stato? Venerdì? Beh, venerdì ero al computer con la tv accesa accanto a me: stavo guardando un tg - non ricordo quale, probabilmente il tg 5 - e ho sentito di sfuggita la notizia del Nobel. Sono rimasta, per un attimo, impassibile. Poi mi sono immobilizzata, ho voltato la faccia e ho alzato il volume al massimo: la commissione preposta ad affibbiare danarosi premi a chi abbia saputo promuovere e porre in essere un clima pacifico ha deciso di attribuire il Nobel per la pace a Barack Obama. Non starò qui ad elencare tutti i motivi per cui la notizia mi ha lasciato basita, più che altro perché mi parrebbe addirittura paradossale: io vorrei, piuttosto, capovolgere la situazione e conoscere le ragioni profonde e a me del tutto oscure che hanno indotto la commissione di Oslo a prendere questa contorta decisione. Non che Obama mi sia antipatico: no di certo. E come potrebbe, del resto? E' così bravo - o forse è il suo entourage ad essere molto ma molto bravo - a gestire la sua immagine, ad esprimersi e a farsi adorare da masse euforiche, in attesa del novello messia. Ma giuro: Obama non mi è antipatico. Però il Nobel per la pace no, dio santo. Perché mai? Tutti i suoi propositi sono rimasti bellamente sospesi in aria: parole meravigliose che galleggiano nel mare della comunicazione politica meglio riuscita. Non che non possano essere realizzati: magari lo saranno, certo. Ce lo auguriamo tutti. Ma aspettiamo di avere - come dire - un riscontro empirico? No. Perché tanto realismo? Meglio un po' di sano surrealismo... e speriamo che la realtà non deluda i nostri cuoricini ricolmi di fiduciose speranze per un futuro radioso, multietnico e disarmato. Torniamo all'epoca dei fiori nei cannoni ma magari stavolta li mettiamo nei kalashnikov. E sorridiamo al nuovo mondo, che in realtà è identico a quello vecchio. Però con Obama.
Ad ogni modo, il più costernato e - francamente - preoccupato dall'attribuzione di questo premio dovrebbe essere proprio l'insigne insignito: le aspettative erano già molto alte, e questo è un dato di fatto, ma il Nobel non ha fatto altro che vincolare Obama entro i confini strettissimi e formalissimi di un impegno col mondo. Ormai Obama non può più tirarsi indietro dal pagare il conto di una solenne promessa che ha siglato dando come garanzia il solo fatto di esistere [e di essere di colore anche]: da questo momento in poi non basterà più. Spero.
Cambiando discorso, giovedì ho la prova orale, l'ultima prova, per entrare nella Scuola di Giornalismo della Luiss. Direi che preferisco non esprimermi ulteriormente in merito: dopo le prove scritte siamo rimasti in 60 e adesso ne prenderanno 30 per cui non è così improbabile che io riesca a farcela. A parte il fatto che il colloquio individuale sarà sicuramente comico, dal momento che non ho la più pallida idea di quali saranno gli argomenti di conversazione. Ma la verità è che non m'interessa. Anzi, forse preferirei non entrare: preferirei seguire la specialistica e rimandare a più tardi la decisione. Le scuole di giornalismo sono specifiche ed univoche, indirizzate verso una sola carriera professionale [non semplicissima, peraltro]: io non sono più così sicura che sia quella giusta per me. Vorrei altre possibilità, forse. O magari è solo che mi sembra una scelta troppo definitiva. Non lo so. Penso che aspetterò il risultato finale e poi deciderò. Per ora me ne sto buona e tranquilla nell'anticamera del mio futuro.
Cambiando ancora discorso, vorrei fare pubblicità al consultorio AIED in via Boncompagni a Roma: è un posto accogliente, pulito, in cui lavora gente cortese e preparata. E, dal momento che certi controlli non sono proprio piacevoli [almeno per me: il mondo è bello perché è vario, mi dicono], direi che non sono dettagli trascurabili.
Poi, altra comunicazione di servizio: Fiore, dove sei finita? Palesati, per piacere, e fammi sapere come sta andando a Palermo.
Cos'altro volevo dire? Che stanotte non dormirai accanto a me? Ormai l'ho detto. Ecco, non dormirai accanto a me. Ed io non sarò al sicuro.
Little creepy girl with her little creepy face.
per esempio, se ti riscrivi su facebook e aggiungi me come secondo contatto non me la prenderò. anche se "non è da Lilli".
potrei riassumerti la vita di fiore, ma sono sicura che risbucherà lei a breve.
miao. (ho anche un gatto. nero. adesso.)
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(manchi)