ON AIR: Daniel, Bat for Lashes
E' da un bel po' che non scrivo niente e in verità non ho intenzione di resocontare alcunché. La mia estate è stata bella, piacevole, per quanto mi risulti insolito parlare in questa maniera delle mie vacanze: invece, quest'anno, sono stata bene. Sarà che mi sono separata da Lui solo per un paio di settimane... Molti potrebbero trovare un po' squallido quello che dico, il fatto che il mio benessere sia concatenato a presenze altrui, ma io lo dico lo stesso: non me n'è mai fregato niente, neanche quando ero cattiva e incazzata, figuriamoci ora.
Sto scrivendo, però, per altre ragioni. Perché ho bisogno di fissare alcuni punti importanti e, innanzitutto, la mia definitiva disillusione nei confronti del giornalismo e del suo mondo: nel corso di questa estate, si sono viste e sentite cose al di là di ogni più fervida immaginazione. E ieri Vittorio Feltri ha inferto il colpo finale alla mia ingenua fede nell'antipatia catastroficamente costruttiva come base solida e inattaccabile di un giornalismo lucido, cinico ma moderatamente integro. Sono costretta ad ammettere che Indro Montanelli è stato pressocché l'unico e il solo e, dietro di lui, il deserto. Ahimé.
Ancora, tenevo molto a manifestare il mio estremo orgoglio per la proclamazione della nuova Miss Italia: è una ragazza calabrese che - apprendo - spera di rappresentare la Calabria e l'Italia intera. A questo proposito, vorrei sottrarmi a questo suo intento, pronunciato mentre era evidentemente ispirata dal sacro fuoco della vacuità neuronale.
Stamattina sul Corriere della Sera ho letto un bell'articolo di Maria Laura Rodotà. Lo suggerisco caldamente a chiunque trovi quello che ho scritto qui sopra lievemente rancoroso: il problema è decisamente più ampio.
Volevo, poi, riportare la miglior critica cinematografica del secolo: la definirei lapalissiana e chirurgica ma di un'efficacia spropositata. Ma bisogna inquadrare la scena e soprattutto specificare il film in questione: Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Guardavamo, Lui ed io, mezzi addormentati, la storica scena di sesso nella terra del canyon. A parte che la perplessità pervadeva l'aria, per quanto in silenzio fossimo, ma l'apice è stato raggiunto quando Lui, con la voce impastata dal sonno, ha pronunciato la seguente - geniale - sequenza di parole: "Sì, sai la sabbia nel culo...". Direi che, in linea di massima, equivale a: "La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!". Perché anche Zabriskie Point lo è, fatevene una ragione.
We'll never be apart.
E' da un bel po' che non scrivo niente e in verità non ho intenzione di resocontare alcunché. La mia estate è stata bella, piacevole, per quanto mi risulti insolito parlare in questa maniera delle mie vacanze: invece, quest'anno, sono stata bene. Sarà che mi sono separata da Lui solo per un paio di settimane... Molti potrebbero trovare un po' squallido quello che dico, il fatto che il mio benessere sia concatenato a presenze altrui, ma io lo dico lo stesso: non me n'è mai fregato niente, neanche quando ero cattiva e incazzata, figuriamoci ora.
Sto scrivendo, però, per altre ragioni. Perché ho bisogno di fissare alcuni punti importanti e, innanzitutto, la mia definitiva disillusione nei confronti del giornalismo e del suo mondo: nel corso di questa estate, si sono viste e sentite cose al di là di ogni più fervida immaginazione. E ieri Vittorio Feltri ha inferto il colpo finale alla mia ingenua fede nell'antipatia catastroficamente costruttiva come base solida e inattaccabile di un giornalismo lucido, cinico ma moderatamente integro. Sono costretta ad ammettere che Indro Montanelli è stato pressocché l'unico e il solo e, dietro di lui, il deserto. Ahimé.
Ancora, tenevo molto a manifestare il mio estremo orgoglio per la proclamazione della nuova Miss Italia: è una ragazza calabrese che - apprendo - spera di rappresentare la Calabria e l'Italia intera. A questo proposito, vorrei sottrarmi a questo suo intento, pronunciato mentre era evidentemente ispirata dal sacro fuoco della vacuità neuronale.
Stamattina sul Corriere della Sera ho letto un bell'articolo di Maria Laura Rodotà. Lo suggerisco caldamente a chiunque trovi quello che ho scritto qui sopra lievemente rancoroso: il problema è decisamente più ampio.
Volevo, poi, riportare la miglior critica cinematografica del secolo: la definirei lapalissiana e chirurgica ma di un'efficacia spropositata. Ma bisogna inquadrare la scena e soprattutto specificare il film in questione: Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Guardavamo, Lui ed io, mezzi addormentati, la storica scena di sesso nella terra del canyon. A parte che la perplessità pervadeva l'aria, per quanto in silenzio fossimo, ma l'apice è stato raggiunto quando Lui, con la voce impastata dal sonno, ha pronunciato la seguente - geniale - sequenza di parole: "Sì, sai la sabbia nel culo...". Direi che, in linea di massima, equivale a: "La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!". Perché anche Zabriskie Point lo è, fatevene una ragione.
We'll never be apart.