Voglio raccontarti una storia, una storia bellissima.
L'altro giorno mi si è spezzato qualcosa, qui dentro. Dentro di me, intendo. No, non è che tu mi abbia deluso. Io non posso essere delusa. Io sono stata delusa già tante volte, e da quanto di più grande io possieda: la mia vita, o forse la vita in genere. Perciò non può più succedermi: niente e nessuno può surclassare quell'orrore, neanche arrivare ad equipararlo. Nemmeno tu. Quindi no, non mi hai deluso. Ma mi si è spezzato qualcosa, dentro, e adesso mi ritrovo i cocci sparsi per il corpo: sono cocci taglienti, che il mio organismo sta disperatamente cercando di rimettere insieme. O magari semplicemente di somatizzare, di somatizzarli per quello che sono: cocci, per l'appunto. Ma non è facile. Si muovono dentro di me, vagano in piena libertà: quando devo mangiare mi serrano lo stomaco, quando voglio pensare m'incanalano la mente in un'unica direzione, quando ho bisogno di dormire m'impediscono di chiudere gli occhi. Ma non sono i cocci del mio amore, dell'amore che ho per te. L'amore non si logora e nemmeno si scalfisce: quelle sono cazzate, cazzate per gente che non può che universalizzare la propria mediocrità. Per questo io neanche ci penso, a fare a meno di te. Perchè non è vero che eliminerei il problema definitivamente: tu non sei un dente e non sei un arto in cancrena. Non posso eliminarti: sarebbe come se avessi il cuore malato e decidessi di farmelo espiantare. Di privarmi del cuore. Non si può e lo sai: io non posso respirare la tua assenza e tu non puoi respirare la mia. Il silenzio sì ma non l'assenza. La tua assenza, io, non arrivo neanche a pensarla. Perciò non posso fare altro che combattere, ogni giorno da qualche giorno: combattere furiosamente per salvarci.
Vorrei. Vorrei che tu domani mi telefonassi e mi dicessi: "Sto venendo da te".
Io non riuscirei a crederci: "Che vuol dire?".
"Vuol dire che sono qui. Che sono venuto da te. Perchè ho avuto troppa paura di perderti", diresti tu con quel mezzo sorriso limpido disegnato nella voce.
"Stai scherzando?", replicherei io.
Tu rideresti, "No".
"Oh mio dio" biaschicherei e poi ti domanderei: "Ma dove sei?".
"Alla stazione, che tra l'altro è un posto orrendo".
Avrei la voce spezzata: "Vengo a prenderti subito. E poi ti lecco tutte le ferite".
Un abbraccio eterno.
si invece che risponderti sul mio blog era meglio se ti rispondevo sul tuo.
comunque.
i cocci sono dei figli di puttana e il fatto che tu riesca a combattere nonostante loro ti rende almeno dieci volte più forte della sottoscritta. o forse no.
potresti scrivermi una mail. o potremmo vederci. è che vedersi è un casino. che tu ci creda o no avevo la fermissima intenzione di chiederti se potevo venirti a trovare appena dopo laureata. per ora ho gli esami, e sono gli ultimi non posso mancarli. e poi c’è la tesi. e la laurea ad aprile.
fatto sta che siamo due pazze autolesioniste mentali. questa mi piace. molto.
vorrei tanto vederti e il condizionale non mi piace. che si può fare?
e gli opposti, si sa, si attraggono.