Oh, è così fuorviante. Sapere che ho il controllo, è una sensazione che riesce sempre a darmi alla testa: la verità è che sono una pazza in preda alle sue manie d'onnipotenza, e niente a che vedere col genio per cui vado spacciandomi da ben vent'anni ormai. Il punto è che il potere di controllare l'esistenza di alcune persone mi è sempre stato incredibilmente congeniale: da poco [pochissimo, oserei dire] ho scoperto che, con un po' d'impegno, posso tentare di controllare anche la mia, di esistenza. E con successi non sempre eccezionali ma - di certo - assolutamente inebrianti. Il che, probabilmente, per i più di voi, fa di me una povera derelitta incapace di dare alla propria vita un'impronta definitiva: beh, non è così. Io faccio delle cose, mi manifesto alla gente, riesco anche a dare una certa idea di me [sorprendentemente positiva, alle volte]: tutto ciò, però, avviene senza che io ne abbia percezione reale. Io ho impressioni vaghe, input più o meno precisi, ma mai percezioni e relative convinzioni: sono emotivamente un mollusco, per dirla in termini spiccioli. Da un po' di tempo a questa parte, però, pare che io riesca a rendermi conto della realtà dei fatti: alle azioni corrispondono delle reazioni. Oh, miei affezionati lettori, è stata una scoperta clamorosa! Senza esagerazioni di sorta, posso affermare con piena cognizione di causa che, attualmente, riesco persino ad avere percezione del fatto che alcune circostanze riescono a farmi girare le balle a mo' di centrifuga, a velocità tanto infinitamente imponderabile che c'è il rischio di auto ipnotizzarmi, se solo mi metto lì a pensarci. Perchè - vedete - le persone mi sono sempre sembrate massicciamente inutili, in definitiva fastidiose e quindi eliminabili dal mio raggio d'azione, ma ho quasi sempre avuto un'idea distorta del modo di guardare alla gente: avevo, un tempo, una percezione pallida e generalizzata del fatto che le persone mi stanno sulle palle, e mi sbagliavo. Adesso, invece, raggiunto questo elevatissimo stato di coscienza, posso urlare al mondo con immenso giubilo che le persone mi stanno sulle palle facendo i nomi dei soggetti in questione, uno per uno [nonostante si tratti di un numero infinitamente grande, con svariati zeri], con lucida e ragionata cognizione di causa. Ed è una sensazione magnifica: catartica quasi quanto la tragedia secondo Aristotele, per darmi le arie da intellettuale e permettere al mondo di odiarmi ed invidiarmi più di quanto normalmente non faccia già. E chiudo l'excursus sulle prese di coscienza [no, la corrente elettrica non c'entra, con queste "prese"].
Mi preoccupa che questo film
m'abbia inquietato. Piacevolmente, sia chiaro. Non sono ancora riuscita a formulare un giudizio definitivo su Salvatores ma penso abbia una gran tecnica, ed un invidiabile sesto senso per le storie che possono intrigare una certa fetta di pubblico e suscitare l'osanna di una certa [identica, fatte le dovute considerazioni] fetta di critica. Il che è, indiscutibilmente, una gran qualità. Ma, al di là della mia misera critica cinematografica, direi che ho trovato questo film interessante e gradevole soprattutto per via dei continui riferimenti ad un altro film, uno dei più belli [forse IL più bello] che la storia del cinema possa vantare. Come, quale?
Ma Ultimo tango a Parigi, ovviamente. Che dio l'abbia in gloria, quell'uomo meraviglioso ch'è stato Marlon Brando. E che Bernardo Bertolucci continui a farci GODERE ancora per molto.
Ma santo dio, quando affermo che la maggior parte delle persone è inutile e potrebbe crepare fulminata seduta stante, mi si guarda come se fossi una pazza visionaria e delirante.
Loro non lo sanno, ma tra anni la penseranno come me.
Anzi no, sono tutti così insopportabilmente ottusi.