ON AIR: Fix you, Coldplay
Ieri è stata la grande giornata del karaoke disperato nonchè piuttosto deprimente. Prima, la Guenda ed io ci si è lanciate in uno spettacolino intimo nella sua stanza, dalle suore, al suono di alcune delle canzoni più vecchie e tristi che si siano mai ascoltate. Ed è stato davvero bello, soprattutto usare i più svariati oggetti di forma fallica a mo' di eccitanti microfoni con cui praticare astruse acrobazie. Poi, a casa mia e, più in particolare, nella mia stanza, ci si è lanciate in un karaoke veramente alcolico, in pigiama, inteso ad esorcizzare le comuni pene di nonamore che - ahinoi - ci accomunano miseramente. Ed è stato bello oltremodo, e non saprei aggiungere aggettivo più calzante.
Oh, il resto non so proprio come andrà a finire. Probabilmente molto male, visto che di studiare non se ne parla affatto e di relazioni interpersonali se ne sente un bisogno meno che minimo. E chiuderei la parentesi pseudo intima.
E non ho neanche voglia di scrivere. Tanto per sottolineare quanto mi risulti difficile da soffrire, questa situazione. Che non so manco quale sia, in effetti: il problema, forse, è proprio questo. Che non so dove sbattere la testa, non lo so davvero, ma sono consapevole del fatto che mi sto avviando di gran carriera contro una capocciata di proporzioni cosmiche di cui patirò dolori infiniti per tanto, tanto tempo. E, logicamente, ho riaperto la parentesi pseudo intima. Vaffanculo.
Ieri è stata la grande giornata del karaoke disperato nonchè piuttosto deprimente. Prima, la Guenda ed io ci si è lanciate in uno spettacolino intimo nella sua stanza, dalle suore, al suono di alcune delle canzoni più vecchie e tristi che si siano mai ascoltate. Ed è stato davvero bello, soprattutto usare i più svariati oggetti di forma fallica a mo' di eccitanti microfoni con cui praticare astruse acrobazie. Poi, a casa mia e, più in particolare, nella mia stanza, ci si è lanciate in un karaoke veramente alcolico, in pigiama, inteso ad esorcizzare le comuni pene di nonamore che - ahinoi - ci accomunano miseramente. Ed è stato bello oltremodo, e non saprei aggiungere aggettivo più calzante.
Oh, il resto non so proprio come andrà a finire. Probabilmente molto male, visto che di studiare non se ne parla affatto e di relazioni interpersonali se ne sente un bisogno meno che minimo. E chiuderei la parentesi pseudo intima.
E non ho neanche voglia di scrivere. Tanto per sottolineare quanto mi risulti difficile da soffrire, questa situazione. Che non so manco quale sia, in effetti: il problema, forse, è proprio questo. Che non so dove sbattere la testa, non lo so davvero, ma sono consapevole del fatto che mi sto avviando di gran carriera contro una capocciata di proporzioni cosmiche di cui patirò dolori infiniti per tanto, tanto tempo. E, logicamente, ho riaperto la parentesi pseudo intima. Vaffanculo.
Potrei mantenermi razionale.
Potrei diventare stronza.
Potrei rimanere passiva.
Potrei giocarmi del tutto la dignità.
Potrei piangere per il resto dei miei giorni.
Potrei preoccuparmi di me e basta.
Potrei qualsiasi cosa, a quanto pare, ma, a quanto pare, non farò altro che piangermi addosso.
Io. E. Le mie nevrosi.
Che schifo.
Che rabbia.
Che sconforto.
Improvvisamente, mi piace il modo in cui il giorno s'insegue in migliaia di attimi, in cerca di un filo conduttore che gl'illumini il perchè ed il percome della sua fine. Mi piace, così.
And if you never try you'll never know.
Anche a me fa bene. Ciao dio!